Il senso di Leto per il paesaggio

Alla Gam 97 dipinti per un confronto con artisti coevi

Antonio Leto «Centodieci anni a Ischia» (1882 circa), particolare
Luisa Martorelli |  | Palermo

Dopo la mostra su Francesco Lojacono (Palermo, 1838-1915) che presentava nel 2005 i nuovi spazi della Gam, nell’ex Convento di Sant’Anna a Palermo, dal 13 ottobre al 10 febbraio è la volta della mostra «Antonino Leto. Tra l’epopea dei Florio e la luce di Capri», curata dalla sottoscritta, da Fernando Mazzocca, Antonella Purpura e Gioacchino Barbera. Tra i due pittori siciliani si riscontra una comune affinità, segnata da una maniera di interpretare il paesaggio italiano, con una declinazione di valore antropologico diversa, più sentita in Leto (Monreale, 1844-Capri, 1913), rispetto alla natura palpitante di verità e poi di sentimento panico della natura, tipica di Lojacono.

All’artista dell’Ottocento che operò tra Napoli, Parigi, Firenze e Capri, dove si ritirò negli ultimi vent’anni di vita, sono dedicate cinque sezioni per un totale di 97 opere, in confronto con artisti del tempo, De
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