Pisa, una tendenza chiamata «tempismo»

Al Museo della Grafica i contemporanei affascinati dal sentimento del tempo

Fabio Mauri, «Non ero nuovo», 2009. Taglio su zerbino 200 x 420 x 1.9 cm. Courtesy the Estate of Fabio Mauri and Hauser&Wirth
Laura Lombardi |  | Pisa

Il tempo e il sentimento del tempo, per usare una definizione di Giuseppe Ungaretti, è da sempre nodo centrale della ricerca artistica. La mostra «Il tempo e le opere» curata da Massimo Melotti al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi propone fino all’11 marzo alcune interpretazioni esemplari di artisti di generazioni diverse del declinarsi di questo tema nella contemporaneità. Emblematico, in tal senso, il lavoro concettuale che Roman Opalka porta avanti per tutta la vita, fino alla morte nel 2011, con la progressione dei numeri, la voce che li pronuncia e l’autoritratto scattato alla fine di ogni giornata di lavoro. Oppure il divario tra tempo assoluto e tempo relativo posto nelle opere di Fabio Mauri, dove è in scena il crollo delle certezze dell’uomo contemporaneo, segnato dalla memoria della guerra e da altre pratiche oppressive.

La condizione umana sempre soggetta a condizionamenti
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