L’oracolo del Bauhaus

Alla Pinakothek der Moderne oltre 130 opere di Paul Klee in una mostra incentrata sugli anni Venti

«Pastor Kohl», di Paul Klee © Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Sammlung Moderne Kunst in der Pinakothek der Moderne
Francesca Petretto |  | Monaco di Baviera

Quando Walter Gropius lo chiamò nel 1920 a insegnare a Weimar, Paul Klee (1879-1940) si era già fatto un nome in Svizzera, sua futura patria, a Monaco, alla cui Accademia di Belle Arti lui, già talentuoso violinista, aveva studiato pittura, e a Berlino, dove nel 1910 e nel 1912 aveva esposto alla mostra della Secessione, nel pieno degli anni del Blaue Reiter. A quarant’anni, dopo il celebre viaggio in Nordafrica e gli studi sul colore, dopo l’esperienza nell’esercito tedesco sul fronte della Grande Guerra e la consacrazione, proprio a Monaco, con la celebre mostra del 1919, disse di se stesso: «Sono pittore!».

All’artista ispirato e vulcanico, versatile, virtuoso sperimentatore del colore, che con entusiasmo e al contempo una sorta di ultraterreno distacco insegnò ai propri allievi (i quali, affascinati dall’imperturbabile sorriso e da quella sorta di sottile, onnipresente umorismo, lo
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