Adolfo Wildt, cicerone a Milano

Adolfo Wildt, «Filo d'oro», Piacenza, collezione privata
Ada Masoero |

Milano. Frutto della collaborazione del Comune di Milano con i Musées d’Orsay et de l’Orangerie, dove si è chiusa il 13 luglio scorso, la mostra «Adolfo Wildt (1868-1931). L’ultimo simbolista» (catalogo Skira), giunge alla Gam-Galleria d’Arte Moderna dal
27 novembre al 14 febbraio, rinnovata da alcuni «innesti» e arricchita da itinerari milanesi.

I curatori, Fernando Mazzocca, Beatrice Avanzi e Ophélie Ferlier (entrambe del Musée d’Orsay), qui con la direzione di Paola Zatti, responsabile della Gam, hanno selezionato 55 sculture di gesso, marmo e bronzo, per evidenziare l’ossessione dell’artista (che, a dispetto del cognome, era milanese) per l’indagine sulla resa plastica delle materie. Sono esposti anche alcuni disegni e sei opere di confronto, dalla «Vestale» di Canova (della Gam), fonte evidente di «Atte» (o «La vedova», 1892), l’opera che gli guadagnò
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