Dalla Libia alla Calabria: i saccheggi dell'Isis nelle mani della 'ndrangheta

I reperti antichi usati come merce di scambio per ottenere armi in arrivo dall'Europa dell'Est

Lo scorso dicembre l'Icom, International Council of Museum, aveva presentato all'Institut du Monde Arabe di Parigi una «lista rossa» delle antichità libiche a rischio a causa della guerra civile
Silvia Mazza |

Gioia Tauro (Reggio Calabria).  Sessantamila euro per una testa di statua razziata: un reportage de La Stampa rivela l’esistenza di un asse Isis- 'ndrangheta, che collega la Libia alla Calabria. Base dello smistamento dei reperti archeologici saccheggiati in Libia e nel vicino Oriente è il porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, peraltro da anni ormai tradizionale crocevia dei grandi traffici internazionali di stupefacenti.
Il giornalista Domenico Quirico si finge un ricco collezionista torinese per incontrare un venditore trafficante che gli mostra, oltre alla testa, proveniente dall’antica Leptis Magna, altri preziosi reperti da Cirene e Sabrata. Le opere più ponderose vengono mostrate in foto, come una ciclopica testa di una divinità greca da un milione di euro, ma verrebbe data via per 800mila. Il luogo per prendere visione dei reperti e trattare il prezzo è una macelleria.
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