Artissima, vendite vivaci, ma solo fino a 50mila euro

Chiusi la 23ma edizioni e il primo lustro di Sarah Cosulich Canarutto. A fine mese il nuovo direttore (o una riconferma?)

14.000 €, Neil Gall (ciascun quadro), 30.000 €, Alessandro Twombly (scultura), Aurel Scheibler, Berlino
Jenny Dogliani |

Torino. Cinquantamila visitatori, 2.500 collezionisti italiani e internazionali, 2mila opere con prezzi compresi tra 600 euro e 700mila euro (dipinti e sculture quasi mai figurativi, fotografie, disegni, opere a parete, videoinstallazioni e qualche neon, realizzati perlopiù in anni recenti da artisti emergenti e affermati). Sono queste le cifre della 23ma edizione di Artissima, svoltasi all’Oval Lingotto dal 3 al 6 novembre. In attesa di conoscere il nome del suo successore (a fine novembre), Sarah Cosulich chiude il suo (primo?) quinquennio all’insegna di un’alta qualità curatoriale riconosciuta da tutti gli espositori interpellati, non pienamente premiata, però, da un mercato piuttosto vivace nei prezzi sino 10-20mila euro e con discrete punte di attività sino a 50mila euro, ma molto lento nelle fasce medie e alte.
Sono di questo parere alcuni galleristi della Main Section tra cui Fabrizio Paperini della Galleria Continua: «Si vendono meglio le opere dai 10mila ai 20mila euro e soprattutto quelle inferiori ai 10mila euro e di artisti emergenti, abbiamo venduto anche altre cose di artisti più affermati, siamo soddisfatti» (in stand opere di Antony Gormley, Hans Op de Beeck, Ai Weiwei, Loris Cecchini, Etel Adnan, Kader Attia, Qiu Zhi Jie e altri fino a 170mila euro). Dello stesso parere Tamar Zagursky, della Sommer Contemporary Art di Tel Aviv con lavori di Naama Arad e Tal R da 6mila a 75mila euro: «C’è stato molto interesse da parte di collezionisti, curatori e collezioni pubbliche, ho venduto la fascia media, sono soddisfatta». Qualche risultato con prezzi importanti per Antonio Tucci Russo della Galleria Tucci Russo di Torre Pellice (To): «È stata un’edizione frequentata da un buon pubblico, da un buon collezionismo, ci sono un po’ troppe gallerie, abbiamo lavorato discretamente, siamo contenti della presenza in fiera. Abbiamo incontrato collezionisti anche stranieri, belgi, francesi e americani, è passato un parterre abbastanza interessante. Abbiamo venduto sia artisti in una fascia non cara, sia artisti in fascia alta», afferma tra opere di Giulio Paolini, Mario Merz, Tony Cragg, Giuseppe Penone, Christiane Löhr e altri da 10mila euro a 700mila euro. Soddisfatta anche Raffaella Cortese dell’omonima galleria di Milano: «L’affluenza mi sembra leggermente in flessione rispetto all’anno scorso, però abbiamo lavorato, abbiamo venduto un disegno di Joan Jonas al Nouveau Musée National de Monaco, abbiamo lavorato di più entro i 50mila, 60mila euro»; in stand opere di Francesco Arena, Roni Horn, Monica Bonvicini, Joan Jonas, Kiki Smith, Ana Mendieta e altri da 5mila euro a 100mila euro.
Meno positivo il bilancio di Oksana Shestaka della Galleria Aurel Scheibler di Berlino che tra opere che spaziano da un piccolo disegno di Jonathan Bragdon a 600 euro a una scultura in bronzo di Alessandro Twombly a 32mila euro dichiara di avere in corso molte riserve e trattative ma di avere concluso poche vendite: «Sarebbe stato meglio avere più collezionismo e pubblico straniero, abbiamo venduto qualcosa, ma si poteva fare meglio». E forse quello che è mancato è proprio un certo tipo di collezionismo, è di questo parere Saverio Repetto, presente nella Main Section con opere di Pier Paolo Calzolari e nella sezione Back to the Future con lavori di Sadamasa Motonaga da 5mila euro a 100mila euro: «La fiera è sempre bella, c’è tanta gente, ci sono anche collezionisti, però grossi collezionisti ce ne sono meno degli anni passati, pubblico discreto, vendite calme, ma è un fenomeno generale, non ci eravamo illusi, la situazione è così, si sono vendute le cose con i prezzi più bassi dai 10mila ai 15-20mila euro».

Nella sezione Back to the Future anche Catherine Issert, della Galerie Catherine Issert di Saint-Paul de Vence contenta di poter: «riportare sulla scena artistica François Morellet (prezzi da 35mila euro a 120mila euro). È una fiera più incentrata sulla ricerca che sul mercato. Abbiamo venduto un paio di lavori che bastano per dire di avere fatto una buona fiera». «Fiera molto bella» anche per Colleen Grennan della Kayne Griffin Corcoran di Los Angeles (nella sezione Present Future), alla sua prima partecipazione con opere di Rosha Yaghmai da 5mila a 12mila euro: «Ho venduto qualcosina a collezionisti stranieri». Tra i colleghi al debutto in fiera anche Monica Bottani della Ribot di Milano con opere di Felix Schramm da 2mila a 22mila euro: «È una fiera molto buona con un’ottima affluenza, abbiamo incontrato qualche nuovo collezionista e rappresentanti di istituzioni, ci sono state delle vendite, meglio la fascia tra i 2mila euro e gli 8mila euro» e Kevin Arpino della londinese Beers con lavori di Peter Matthews da 4mila euro a 12 mila euro: «È un'ottima fiera con un buon traffico di collezionisti sia italiani sia internazionali, abbiamo venduto a entrambi, sono soddisfatto delle vendite», entrambi tra le New Entries, mentre nella nuova sezione Dialogue debuttava Michal Wolinski della Piktogram di Varsavia con opere dei polacchi, Tomasz Mroz, Cezary Poniatowski e Szymon Roginski da 2mila euro a 9mila euro e un allestimento ispirato all’incubo: «È molto bello essere in una sezione curata piuttosto che in una fiera dove si mettono tante opere “a caso”, ci aspettavamo di incontrare più collezionisti, ma per me è la prima volta, non abbiamo venduto, ma siamo contenti della presentazione e del feedback del pubblico».

Anche quest’anno non sono mancate le acquisizioni istituzionali della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt, che ha messo a disposizione di Castello di Rivoli e Gam un budget di 400mila euro. Carolyn Christov-Bakargiev ha scelto: per il Castello di Rivoli il video «What the heart wants» di Cécile B. Evans, 2016 (Barbara Seiler Galerie, Zurigo), il materiale della performance «The Synthome Score» di Dora Garcia, 2014-16 (Ellen De Bruijne Gallery, Amsterdam) e l’installazione «The flesh is yours, the bones are ours» di Michael Rakowitz, 2015 (Rhona Hoffman Gallery, Chicago); per la Gam un video, «Let’s make a sandwich» di Pat O’Neill, 1978 (Galleria Monitor, Roma) e sei sculture, «Tolma» e «La discesa, la forma» di Francesca Ferreri 2016 (Galleria Alberto Peola, Torino), «Inox (LF1) e «Inox (LF2)» di Lars Fredrikson, 1971 (Galerie In Situ Fabienne Leclerc, Parigi) e «Aruspice#1» e «Aruspice#8» di Hilario Isola, 2015-16 (Galleria Guido Costa Project, Torino).

Da ricordare infine i premi assegnati: a Cécile B. Evans, rappresentata dalla Galerie Barbara Seiler di Zurigo, il Premio Illy Present Future; alla Galerie in situ-Fabienne Leclerc di Parigi (con un progetto su Lars Fredrikson) il Premio Sardi per l’arte Back to the Future; a Juliette Blightman, rappresentata da Galerie Isabella Bortolozzi di Berlino, il premio Prix K-Way® Per4m; a Joanna Piotrowska, rappresentata dalla Galleria Madragoa di Lisbona, il Premio Reda; a Giorgio Andreotta Calò, rappresentato dalla Galleria Sprovieri di Londra, il Premio Mutina; alla Galleria Cavalo di Rio de Janeiro il Premio Owenscorp e a Gian Maria Tosatti, rappresentato dalla Galleria Lia Rumma di Napoli e Milano, il Premio Fondazione Ettore Fico.

© Riproduzione riservata 14.000 €, Francesco Jodice, Podbielski Contemporary, Berlino Da 5mila € a 12mila €: Rosha Yaghmai, Kayne Griffin Corcoran, Los Angeles 12.000 €, Peter Matthews, Beers, Londra Alessandro Piangiamore (particolare), Magazzino, Roma 12.000 € (video), 8.000 € (stampa), Eli Cortinas, Waldburger Wouters, Bruxelles. 9.800 € (ciascuno), Alessandro Piangiamore, Magazzino, Roma 10.700 €, Alexei Kostroma, 401 Contemporary, Berlino
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