Il Dada a New York e il «momento Weimar»

Mostre a New York: i cento anni del Dadaismo, Dubuffet al Folk Art Museum e Stuart Davis al Whitney

Stuart Davis (1892–1964), Lucky Strike, 1921. Oil on canvas, 33 1/4 × 18 in. (84.5 × 45.7 cm). The Museum of Modern Art, New York; gift of the American Tobacco Company, Inc., 1951. © Estate of Stuart Davis/Licensed by VAGA, New York
Mauro Lucentini |

New York. Non c’è nessun dubbio, siamo nel «momento Weimar», come ha scritto il direttore di un giornale berlinese alludendo alla traballante repubblica di quel nome; siamo, nella vita come nella politica, in una strana epoca di ritorno agli umori incerti e stupefatti che pervasero il mondo subito dopo la prima guerra mondiale. E questo in arte significa una ripresa del Dada, del cui manifesto ricorre in questo mese di luglio esattamente il centenario. Fu il trionfo del balbettio incomprensibile che trova la sua spiegazione solo in se stesso, delle frasi insensate, delle melodie senza armonia, degli objects trouvés o comunque deglioggetti qualsiasi interpretati come opere d’arte. Un tempo di scemenze o anche di follie in cui dovrebbe tuttavia in qualche modo anche risuonare un senso della vita.

Per quanto riguarda l’America, al ritorno di questo stato d’animo potrà aver anche contribuito una
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(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata Francis Picabia. Tableau Rastadada. 1920. Cut-and- pasted printed paper on paper with ink, 7 1⁄2 x 6 3⁄4" (19 x 17.1 cm). Gift of Abby Aldrich Rockefeller (by exchange), 2014. © 2016 Artists Rights Society (ARS), New York/ADAGP, Paris
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