Medea, la madre oscura

Bernard Safran, «Medea», 1964
Luca Scarlini |

Negli orecchi risuonano la concitatissima ritmica della ouverture della «Medée» di Luigi Cherubini, capolavoro operistico. E poi compare l’immagine di Maria Callas, furente, invasata, tanto nella versione prima al Maggio Musicale Fiorentino, scene e costumi di André Barsacq, che nella versione firmata dal visionario pittore Ghiannis Tsarouchis. Il volto della divina greca fu poi quello scelto da Pasolini per il suo film, scabro, in cui la cantatrice senza più voce si fa sciamana di condizioni d’esistenza impensabili.

Maurizio Bettini insieme a Giuseppe Pucci firma un ricco Mito di Medea, che è tra i titoli più felici della nutrita serie dedicata ai miti dal filologo classico, che qui firma insieme a Giuseppe Pucci. La dimensione terribile del figlicidio, la trasformazione della madre in una figura nera, oscura, rimane centrale oggi come ieri, nelle vesti di tabù disturbante e terribile, come
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