Hercule, il nuovo Robinson

Un mostra a Villa Paloma a Monaco ripercorre la straordinaria vicenda di un pioniere della fotografia (parola che lui usò prima di Daguerre)

L'appunto del 22 ottobre 1833  in cui Hercule Florence parla di «Photographie ou Impression à la lumière»
Chiara Coronelli |

Monaco. La fotografia ha avuto molti padri, e l’Europa come culla. Eppure qualcosa si è mosso anche lontano dall’eco di quello che stava accadendo nel vecchio continente, in vista della nuova arte. È quanto racconta «Hercule Florence. Le Nouveau Robinson», la bella mostra allestita fino all’11 giugno nella sede di Villa Paloma del Nouveau Musée National de Monaco. Le oltre quattrocento opere esposte, tra disegni manoscritti stampe e oggetti, sono il risultato di una ricerca che ha visto i curatori Linda Fregni Nagler e Cristiano Raimondi immersi per cinque anni nell’archivio di Hercule Florence, di proprietà delle eredi, e ora finalmente riordinato inventariato e digitalizzato, per un totale di quasi duemila schede. Nato a Nizza nel 1804 da famiglia monegasca, nel 1823 Florence raggiunge il Brasile con l’idea di fare il giro del mondo, ma una volta sbarcato a Rio de Janeiro, non lascerà
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© Riproduzione riservata Un ritratto fotografico di Hercule Florence Etichette da farmacia «fotocopiate» da Hercule Florence tramite il contatto diretto con carta fotosensibile esposta ai raggi solari, 1833 ca
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