Il secondo Novecento italiano al Musia

Una trentina di opere della collezione Jacorossi in mostra a Roma

«Modus Operandi» (1988) di Joseph Kosuth, Roma, Collezione Jacorossi
Federico Castelli Gattinara |  | Roma

Un anno fa Ovidio Jacorossi inaugurava a Roma in via dei Chiavari, proprio di fronte alla prima rivendita di carbone del nonno Agostino, lo spazio polifunzionale living (&) arts Musia, con un’esposizione delle raccolte d’arte del noto imprenditore romano: una vasta e celebre «collezione d’impresa», come lui stesso l’ha definita, proposta in tre tappe che ripercorrono l’intero Novecento italiano, a cura di Enrico Crispolti, in collaborazione con Giulia Tulino.

Se nel 2017 si era partiti dal Simbolismo e dal Divisionismo di fine Ottocento per scandagliare tutta la prima metà del secolo, dal 4 ottobre al 12 gennaio è la volta di «Colore, Immagine, Segno, Oggetto, Comportamento» (catalogo De Luca Editori d’Arte), una trentina di opere di secondo Novecento, a partire dal secondo dopoguerra: dai più vecchi Guttuso e Cagli, i fratelli Afro e Mirko Basaldella, Nino Franchina, e sopra tutti Lucio
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