La gloria del mondo e l’agente segreto

Alla Galleria Sabauda 60 opere di Anton Van Dyck

«Vertumno e Pomona», di Anton van Dyck
Arabella Cifani |  | Torino

Il 16 novembre presso i Musei Reali, nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda, si apre al pubblico una mostra dedicata ad Anton van Dyck, il miglior «allievo» di Rubens, sommo ritrattista, ma anche autore di pale sacre e di composizioni mitologiche. Van Dyck, morto giovane (nel 1641, a 42 anni), fu artista mondano, bello, elegante, spiritoso, signorile: se lo disputarono le grandi corti europee e le più grandi famiglie poiché li ritraeva esattamente come loro desideravano apparire: aristocratici racés, appartenenti a una casta superiore dove il gesto, le vesti, le acconciature e i gioielli erano importanti quanto i tratti fisiognomici.

Le sue tele sono, tra l’altro, una fantasmagorica sfilata d’alta moda della prima metà del Seicento con protagonisti che hanno ricevuto dal suo pennello anche il valore aggiunto dell’immortalità. Possedere un ritratto di Van Dyck era (e resta) uno status symbol
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