Come disegnava la Scuola Romana

Da Simone Aleandri un centinaio di fogli, con molti inediti

«Studio per scuola di nuoto», 1932, di Ferruccio Ferrazzi
Redazione online |

Roma. Nell’aprile 1935, Massimo Bontempelli nel presentare la personale del venticinquenne Corrado Cagli, che con cinquanta disegni inaugurava la Galleria della Cometa, scriveva: «(…) Avvertiamo con grande raccapriccio d’essere arrivati allo sfasciamento estremo, e tutti cercano di crearsi una condizione di nudità e di ricominciamento (il solo mezzo di non morire è ricominciare dal niente), potrebbe darsi che per qualche tempo i veri ricreatori della pittura non abbiano a far altro che disegnare, e sforzarsi di avere nel disegno (…) un mezzo perfettamente atto a esaurire tutta la necessità costruttiva e poetica». 

In questa fase storica dell’Italia in cui gli artisti si confrontano con una condizione politica e sociale sempre più feroce, cresce il loro interesse per il disegno, strumento ideale per registrare, quasi come un sismografo, la coscienza di una realtà, che non è più possibile
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