Gaudenzio, fine del silenzio

In tre tappe, da Varallo a Vercelli, il pittore che stupì persino il toscocentrico Vasari

Gaudenzio Ferrari, Storie della vita di Gesù, Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Varallo
Ada Masoero |  | Varallo Sesia (Vc)

Sebbene fosse notoriamente tosco-centrico, Vasari non poté esimersi dal definire «bellissimo» il «Cenacolo» realizzato da Gaudenzio Ferrari (1480 ca - 1546) per la Chiesa della Passione di Milano: un dipinto che certamente vide di persona, poiché aggiunse la notazione, corretta, «che per la morte sua rimase imperfetto», incompiuto. Giovanni Paolo Lomazzo, poi, lo poneva «nel Tempio della Pittura» tra i «sette governatori». E Roberto Longhi, negli anni Cinquanta, affidando a Giovanni Testori l’incarico di studiarlo, gli raccomandò di «situarlo ben in alto, su vertici umanamente assoluti». Eppure Gaudenzio Ferrari non è mai entrato nel canone dei «grandi» del Rinascimento. E dalla mostra curata nel 1956 al Museo Borgogna di Vercelli da un gruppo di studiosi piemontesi e lombardi (Anna Maria Brizio, Aldo Bertini, Luigi Mallé e Testori) non si è più vista una grande rassegna su di lui,
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Ada Masoero