La Venezia all'acquarello di John Ruskin

100 opere su un'aspetto inedito del critico d'arte e scrittore britannico

John Ruskin, «Ca’ d’Oro», 1845. Matita, acquarello, tempera su carta grigia, 476 x 330 mm Ruskin Foundation (Ruskin Library, Lancaster University), Lancaster © Ruskin Foundation, Lancaster
Lidia Panzeri |

Venezia. «Un fantasma sulle sabbie del mare così debole, così silenziosa, così spoglia di tutto all’infuori della sua bellezza»: così scriveva John Ruskin (1819-1900) nella sua opera monumentale in tre volumi Le pietre di Venezia (1851-53). «John Ruskin e le pietre di Venezia» è anche il titolo della mostra, a cura di Anna Ottani Cavina, in programma dal 10 marzo al 10 giugno a Palazzo Ducale, sede scelta non a caso, essendo uno dei monumenti più indagati, insieme alla Basilica di San Marco, dallo scrittore, pittore, poeta e critico d’arte britannico con schizzi, annotazioni su taccuini e disegni.

A parte una prima visita all’età di sedici anni, sono undici i soggiorni tra il 1835 e il 1888 a costruire il nuovo mito connesso alla riscoperta della natura del Gotico. Genio versatile, anche in campo scientifico, Ruskin rivela il suo lato poetico nell’arte dell’acquarello, e proprio su
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