Allestimento della mostra «All’ombra di Leonardo» nella Reggia della Venaria Reale. Foto: Beppe Giardino

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Allestimento della mostra «All’ombra di Leonardo» nella Reggia della Venaria Reale. Foto: Beppe Giardino

La Venaria rievoca la cerimonia della Lavanda dei piedi

In mostra l’arazzo in seta e argento che riproduce l’«Ultima Cena» di Leonardo e il baldacchino tessuto su disegno di Perin del Vaga e Giovanni da Udine, elementi imprescindibili del rito papale del Giovedì santo

Il 21 marzo apre alla Reggia di Venaria una nuova mostra curata da chi scrive con Andrea Merlotti, realizzata dalla Reggia di Venaria in collaborazione con i Musei Vaticani. Intitolata «All’ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi» e aperta fino al 18 giugno, l’esposizione si incentra su due straordinarie opere provenienti dalle antiche collezioni vaticane: l’arazzo dell’Ultima Cena e il baldacchino di Clemente VII, ricostruito per l’occasione con i suoi pendenti.

Replica dell’iconico e «miracoloso» «Cenacolo» realizzato da Leonardo nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, il «superbo» panno dell’Ultima Cena, tessuto interamente in fili di seta e argento dorato, giunse a Roma nel 1533 quale dono del re Francesco I di Francia a papa Clemente VII in occasione delle nozze tra la nipote del pontefice Caterina dei Medici e Enrico di Valois, secondogenito del re.

Un connubio e un omaggio importanti atti a suggellare l’alleanza tra il Rex cristianissimus e il papato contro quel Carlo V che solo pochi anni prima, nel 1527, aveva messo a ferro e fuoco la Città Eterna. Nello stesso giro di anni da Bruxelles, dove era stato tessuto su commissione di Clemente VII (o forse già di Leone X) dal rinomato arazziere Pieter Van Aelst (già autore dei celeberrimi arazzi di Raffaello per la Cappella Sistina), arrivò in Vaticano il prezioso baldacchino realizzato su cartoni dei talentuosi allievi di Raffaello Perin del Vaga e Giovanni da Udine.
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È probabilmente da allora che le due tappezzerie sono state associate in una delle cerimonie più importanti della settimana pasquale, la Lavanda dei piedi, di cui la mostra propone una suggestiva rievocazione dell’allestimento organizzato nella maestosa Sala Ducale del Palazzo Apostolico Vaticano e, dall’Ottocento, in San Pietro, dove il rito fu spostato per accogliere il sempre più ampio pubblico che accorreva per il Giovedì Santo. Il pontefice, a imitazione di Cristo, lavava i piedi a tredici sacerdoti poveri all’ombra dell’arazzo dell’Ultima Cena, importante simbolo eucaristico, che veniva montato su una delle pareti della sala insieme al baldacchino di Clemente VII.

Un preciso codice rituale scandiva la cerimonia che prevedeva abiti specifici in panno di lana fine bianca per i sacerdoti, simbolicamente chiamati Apostoli, che accoglievano la lavanda e l’offerta di doni, piccoli mazzi di fiori freschi e due medaglie una in oro e l’altra in argento.

Quattro rari dipinti settecenteschi provenienti dal Museo di Roma e dal Museo Diocesano di Villa Lagarina insieme a due inediti disegni dei Musei Vaticani e alcune litografie ottocentesche mostrano come avvenisse il solenne rito al quale seguiva un banchetto servito dallo stesso pontefice (ricordato nell’esposizione da dipinti e xilografie) e decorato da trionfi di zucchero la cui iconografia veniva ideata per l’occasione.

Ad assistere alla cerimonia accorreva un folto pubblico che comprendeva non di rado principi e regnanti. A imitazione del pontefice, cardinali, sovrani e nobili ne ripetevano il gesto nell’ospizio della Santissima Trinità dei Pellegrini. Tale spirito di emulazione si propagò velocemente in tutte le più importanti corti d’Europa dove, come narrano alcune opere presenti in mostra, i sovrani cattolici replicavano la cerimonia impreziosendola con arazzi o quadri raffiguranti l’Ultima Cena.

A Torino Carlo Felice di Savoia volle porre una copia del Cenacolo leonardesco a Palazzo Reale per avvicinarsi il più possibile a quella cerimonia pontificia che aveva avuto l’onore di vedere a Roma e che nasceva dall’episodio evangelico ricordato in mostra dal bell’arazzo Gobelins proveniente dal Palazzo del Quirinale, a cui si aggiungono brocche e bacili dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice e del Palazzo Reale di Torino.

La mostra racconta tutto ciò, quale importante momento della fede cattolica e del suo cerimoniale, non mera apparenza, ma esternazione visibile delle verità della fede secondo un antico codice di norme e simboli sedimentatosi nei secoli che ha fatto scuola del mondo.

Particolare dell’arazzo in lana, seta e argento dorato utilizzato come dossale del baldacchino di Clemente VII e tessuto su disegno di Perin del Vaga e Giovanni da Udine a Bruxelles dalla manifattura di Pieter Van Aelst tra il 1525 e il 1530. Città del Vaticano, Musei Vaticani. © Governatorato dello Stato della Città del Vaticano - Direzione dei Musei Vaticani, tutti i diritti riservati

Alessandra Rodolfo, 20 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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La Venaria rievoca la cerimonia della Lavanda dei piedi | Alessandra Rodolfo

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