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Le cupole della Basilica di San Marco a Venezia

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Le cupole della Basilica di San Marco a Venezia

Per la prima volta alla Basilica di San Marco a Venezia arrivano anche fondi pubblici

1,6 milioni dal Provveditorato alle Opere pubbliche e 3,3 dal Ministero alla Cultura per restauri straordinari. Prosegue inoltre la manutenzione ordinaria da sempre a carico della Procuratoria

Enrico Tantucci

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Il 2024 sarà un anno importante per la Basilica di San Marco che, collocata in uno dei punti più bassi della città, è ora messa al sicuro dalle acque alte che la colpiscono quando il Mose non è in funzione grazie alla «cintura» di barriere di cristallo installate in profondità.

I lavori di manutenzione si succedono senza sosta, ma l’anno in corso vede in programma anche quattro veri e propri interventi di restauro che possono godere in buona parte anche di fondi pubblici stanziati dai Ministeri della Cultura e delle Infrastrutture, una novità recente per la Procuratoria di San Marco che amministra la Basilica facendo conto solo su sé stessa, su qualche contributo regionale e sui finanziamenti dei Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia.

Alla Basilica sono stati infatti destinati 1,6 milioni di euro dal Provveditorato alle Opere pubbliche in tre anni, che saranno utilizzati per il restauro della copertura in piombo delle cupole, danneggiate tra l’altro dall’inquinamento atmosferico. Sotto le lastre in piombo delle cupole c’è una struttura in legno che deve essere controllata pezzo per pezzo sostituendo le parti danneggiate. Il costo complessivo del progetto di restauro del tetto della Basilica comprese le cupole è di poco superiore ai 4 milioni di euro, per cui occorre reperire un ulteriore finanziamento da circa 2 milioni e mezzo.

È inoltre previsto un intervento di consolidamento della volta sopra il rosone nel transetto sud interessato da fessurazioni e deformazioni. Il salso dell’acqua e dell’aria stessa di Venezia risale lungo le pareti e mette a rischio le sottilissime lastre di rivestimento di marmo che la ricoprono in molti punti, con il cedimento e l’usura dei perni metallici che le sostengono. O provoca, come avvenuto nell’area del nartece (quella d’ingresso alla Basilica pesantemente colpita dalla grande acqua alta del novembre 2019), il cedimento dei basamenti delle colonne di marmo di uno degli ingressi, letteralmente spaccate alla base e «cinturate», anche in questo caso con l’ossidazione dei perni metallici che le sostengono.

Per il restauro in quest’area sono già stati stanziati 3,3 milioni di euro dal Ministero della Cultura che serviranno anche per l’intervento sul pavimento musivo medievale nella Cappella del Santissimo Sacramento (nel transetto sud), oggi dissestato da rigonfiamenti diffusi dovuti appunto all’umidità. A subire l’azione del sale, dell’inquinamento e dell’umidità non sono tanto le tessere di vetro dorato, ma i perni che le sostengono e che si ossidano provocando progressivi cedimenti.

In ogni caso la Procuratoria di San Marco continua a finanziare direttamente interventi di restauro e manutenzione straordinaria. Come quello in corso sui mosaici dei portali, che avevano subito alcuni distacchi e dove si registra anche la progressiva polverizzazione di fregi decorativi. Con un intervento da circa 600mila euro, sempre a carico della Procuratoria, si interverrà anche nella zona della cripta, che nel 2019 era stata letteralmente «inondata» dall’acqua. Ora è già impermeabilizzata ma va comunque protetta da eventuali acque alte eccezionali che potrebbero entrare dalle finestre poste sul rio della Canonica. Tutti questi interventi fondamentali non escludono il fatto che San Marco resta un paziente in un perenne stato di osservazione.
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Enrico Tantucci, 26 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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