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Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliSecondo quanto riferito dal Ministero del Turismo e delle Antichità egizio, al Paese africano sono stati restituiti 36 reperti dagli Stati Uniti, per decenni oggetti di traffici illegali: 11 manufatti recuperati dall’Unità per il traffico di antichità della Procura Distrettuale di Manhattan, 24 manoscritti con testi in copto e siriaco dal Metropolitan Museum of Art e un pannello in gesso colorato risalente alla XVIII Dinastia dal procuratore generale dello Stato di New York, Alvin Bragg.
Secondo il ministro del Turismo e delle Antichità egiziano, Sherif Fathy, il recupero di questi reperti conferma l’impegno dello Stato nella tutela del proprio patrimonio, nella conservazione dei beni culturali e nel recupero delle antichità sottratte illegalmente.
«Questi pezzi non sono semplici reperti storici, ma testimonianze viventi di una civiltà costruita dagli egiziani nel corso di migliaia di anni, e il loro ritorno in patria è il culmine di instancabili sforzi e di un’efficace cooperazione internazionale», ha dichiarato il segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, Mohamed Ismail Khaled. La collaborazione tra i due Paesi, per l’appunto, è regolamentata da un protocollo d’intesa siglato nel 2021 e in vigore fino al 2026.
Tra gli oggetti del primo gruppo, in particolare, figurano una maschera funeraria di un giovane (100-300 d.C.) e un vaso su cui è rappresentato il dio Bes (650-550 a.C.). Quest’ultimo, passato per le mani del defunto trafficante di antichità londinese Robin Symes, era stato venduto a un museo statunitense all’inizio degli anni Novanta.
Dopo un accurato restauro, i 36 reperti, ora nelle mani di un comitato archeologico del Consiglio, saranno esposti al Museo Egizio di Tahrir.
La maschera funeraria di un giovane (100-300 d.C.). Courtesy of Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano
Uno dei manoscritti copti consegnati dal Met. Courtesy of Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano
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