Troppi Klimt

A cent’anni dalla morte ancora incertezze nelle attribuzioni delle restituzioni ex naziste

Un particolare del quadro di Gustav Klimt «Rose sotto gli alberi di mele» (1905) di proprietà del Musée d'Orsay di Parigi e un particolare del quadro «Albero di mele II» (1916) in prestito dalla Fondation Vuitton di Parigi e ritirato dalla mostra al Leopold Museum di Vienna
Flavia Foradini |  | Vienna

Non sembra esserci pace per gli artisti viennesi attivi tra Otto e Novecento, le cui opere suscitarono l’interesse o la denigrazione dei nazisti. Ancorché tardivamente, la legge del 1998 sulla restituzione di opere d’arte razziate o acquistate al ribasso o con ricatti, e grondanti sangue dell’Olocausto, ha dotato l’Austria di una normativa che altri Stati coinvolti nelle zone grigie e nere del mercato dell’arte durante il Terzo Reich e nel dopoguerra, primi fra tutti la Germania e la Svizzera, sono ancora lungi dall’avere. Tuttavia, la buona volontà non è sempre garanzia di giusti esiti: a distanza di decenni da razzie e appropriazioni, appurare verità (spesso ormai prive di documenti probanti) è un’impresa lunga e ardua, e l’errore è sempre in agguato.

Accertato è ormai quello riguardante un quadro selezionato per la mostra del Leopold Museum per il centenario della morte di Gustav
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