A Palazzo Tarasconi lo zoo di Ligabue

Intanto prosegue a Gualtieri l'altra rassegna sul pittore

Ligabue a bordo della sua Moto Guzzi in uno scatto di Walter Breveglieri
Stefano Luppi |  | PARMA

Sull’onda del successo del film «Volevo nascondermi» di Giorgio Diritti che è valso a Elio Germano l’Orso d’argento a Berlino per la sua interpretazione del pittore, riprendono vigore le mostre su Antonio Laccabue, meglio noto come Ligabue (Zurigo, 1899 - Gualtieri, 1965).

A Parma il cinquecentesco Palazzo Tarasconi, fino al 2014 di proprietà dei marchesi Meli Lupi di Soragna e oggi nella disponibilità di un imprenditore parmigiano, inaugura il proprio percorso espositivo dedicando all'artista un’antologica composta da 85 dipinti e quattro sculture, cui sono affiancate 15 opere plastiche iperrealiste di Michele Vitaloni (Milano, 1967), esponente della Wildlife Art. A cura di Augusto Agosta Tota, Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, la rassegna «Ligabue e Vitaloni. Dare voce alla natura», è aperta dal 17 settembre al 30 maggio.

Nell’allestimento di Cesare Inzerillo vanno in scena alcuni dei temi più noti di Ligabue, le diverse versioni dell’autoritratto e degli animali, come il leopardo, la tigre, la vedova nera, i galli, risalenti soprattutto agli anni ’40-60, oltre alle sculture «Bue magro», «Pantera», «Leone e leonessa» e «Cavallo». Ne emerge la figura di artista sensibile alla condizione angosciosa del singolo, allo smarrimento esistenziale, al dolore, alla fatica, al male di vivere, sentimenti trasposti anche negli animali feroci e domestici che suscitavano la sua curiosità.

Oltre al catalogo della mostra la Fondazione Archivio Antonio Ligabue edita anche il Catalogo generale di Antonio Ligabue. Pitture, sculture, disegni e incisioni (in tre volumi, con saggi di Augusto Agosta Tota, Vittorio Sgarbi, Flavio Caroli, Marzio Dall’Acqua).

Anche Gualtieri, la città dove il pittore e scultore visse dal 15 giugno 1919 e dove morì nel 1967, dà il suo contributo con la rassegna «Incompreso. La vita di Antonio Ligabue attraverso le sue opere», visibile fino all’8 novembre a Palazzo Bentivoglio.

Il percorso, a cura di Sergio e Francesco Negri. riunisce 22 dipinti, alcuni bronzi e un calco in terracotta: tutte provenienti da collezioni private, le opere sono esposte in ordine cronologico. Spiccano «Il serpentario» e «Aquila con volpe» che ritraggono animali in movimento, «Castelli svizzeri» che non veniva esposto a Gualtieri dagli anni ’70, l’«Autoritratto con spaventapasseri» e «Diligenza con paesaggio», quest’ultimo visibile anche nel film «Volevo nascondermi».

Completano il percorso documenti e fotografie scattate negli anni ’50 da Walter Breveglieri che ritraggono Ligabue a bordo della sua Moto Guzzi.

© Riproduzione riservata «Ritratto di Basilio Gnutti», 1957, di Antonio Ligabue (particolare)
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