Ad Acquasparta Galileo tra le fatiche di Ercole
La Fondazione Carit ha avviato il recupero degli affreschi di Palazzo Cesi
Tra scene mitologiche, grottesche e allegorie, Palazzo Cesi ad Acquasparta, nel Ternano, ha un rilevante ciclo di affreschi del Manierismo romano ignoto ai più e attribuito al marchigiano Giovan Battista Lombardelli (1532 ca-87), detto della «Marca». In quel palazzo transitò anche Galileo che certo vide la Sala delle Fatiche di Ercole con al centro del soffitto una raffigurazione del Parnaso. La sala è stata appena restaurata con un finanziamento della Fondazione Carit di Terni, il cui presidente Luigi Carlini intende far proseguire il cantiere anche nelle altre sale affrescate.
L’intervento è stato condotto dalla Arianova 999 di Simone Deturres di Narni sotto la sorveglianza della storica dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria Stefania Furelli. «È un palazzo enorme che apparteneva alla famiglia Cesi e dove Federico Cesi dette vita all’accademia scientifica dei Lincei, spiega il restauratore. Gli affreschi non erano in condizioni pessime, ma avevano subito danni, anche per un’infiltrazione d’acqua dal balcone e per una crepa nella volta che sono state risolte con il consolidamento del palazzo». E nella relazione rileva come le pitture avessero perso il cromatismo chiaro e luminoso.
Un avvocato romano appassionato d’arte, Giorgio De Petra, ha studiato a fondo Palazzo Cesi: «Ha sei sale affrescate da storie di Ovidio al piano terra, sei da Plutarco al primo, tutte nel lato sinistro, nessuna sala affrescata a destra: il progetto doveva essere più ampio. Quel ciclo va dal 1580 al 1592-93 circa ed è il più importante tra quelli civili del Cinquecento umbro: a mio parere il Lombardelli è uno degli autori perché intervennero più mani e chi organizzò l’impianto pittorico fu Cesare Nebbia (primi anni Quaranta del Cinquecento-1622 ca)».