Ad Art Basel in rete cade l'ultimo tabù: il prezzo

Le quotazioni in chiaro nelle Online Viewing Rooms potrebbero spingere le vendite

Il logo di Art Basel
Michela Moro |

I velocissimi tempi della rete hanno permesso ad Art Basel di inaugurare oggi la fiera online. Posposta e poi cancellata «dal vivo», la fiera ritorna in rete con tutta la sua potenza fino al 26 giugno, in termini più sofisticati di Art Basel Hong Kong, svoltasi tre mesi fa. Dopo due giorni d’inaugurazione gli addetti ai lavori hanno la sensazione di essere veramente nei padiglioni della Messeplatz, tante sono state le visite alle gallerie e gli Zoomincontri con galleristi e collezionisti.

Le Ovr (Online Viewing Rooms) di ogni galleria, con le opere in vendita, hanno assorbito il meglio della tecnologia e offrono la possibilità di osservare i lavori da vicino con video e foto dettagliate, oltre a spiegazioni migliori di quanto potrebbe fare un gallerista distratto dalla confusione della fiera.

282 gallerie da 35 paesi propongono oltre 4mila opere per un valore stimato, il primo giorno di inaugurazione, di oltre 740 milioni di dollari. La grande novità sono i prezzi accanto a ogni lavoro, o un’indicazione della fascia di prezzo. Questo è stata la maggiore resistenza che la fiera ha dovuto affrontare da parte dei galleristi, ma come ha detto il direttore di Art Basel Marc Spiegler,  vinceranno le gallerie che «giocano al gioco online» ed è più probabile una vendita se il prezzo è esposto.

Navigando tra gli stand sono già molte le scritte «venduto» accanto alle opere, in qualsiasi fascia di prezzo, che varia da 500 dollari a 10 milioni. Ogni galleria è in grado di mostrare 15 opere contemporaneamente ma le opere presentate possono essere modificate secondo le vendite, quindi la cifra totale varierà certamente.

Da Lisson Gallery l’installazione di pigmenti colorati di Anish Kapoor è proposta a 6,5 milioni di dollari, da Richard Nagy un dipinto di Egon Schiele è offerto a un milione di dollari e i suoi disegni a 500mila, Gagosian ovviamente vola altissimo, Picasso è a 4,5 milioni, Penone a 1 milione, Jeff Koons a 1,6 e una foto di Jeff Wall è acquistabile per 550mila dollari, mentre da Matthew Marks quelle di Luigi Ghirri sono proposte a 20mila dollari.

Neugerriemschneider propone l’installazione di Olafur Eliasson nella fascia 250-500mila dollari e Billy Childish a 50mila. L’offerta rispecchia quindi la situazione di ciò che sarebbe stata la fiera dal vivo. Quello che aggiunge un senso di unità e compattezza all’evento è la varietà del corollario d’incontri e visite guidate, di alto livello e al contempo molto concrete: traspare l’energia immessa da parte di tutti.

Il Vip program è denso di percorsi tematici via Zoom, che sia The Art over Berlin - Berlin Galleries, A Taste of India (veramente interessantissimo) o Bell’Italia, incontro con 6 importanti galleristi italiani (De Carlo, Kaufmann Repetto, Giò Marconi, Tornabuoni, Noero e Lia Rumma). Alcuni hanno allestito le opere in vendita nelle proprie gallerie, rendendo così più reale il processo da remoto, come Thaddaeus Ropac che ha proposto una visita alla galleria con l’artista Jason Martin in collegamento dal proprio studio che commentava i quadri dei colleghi e permetteva la visita a distanza dello studio stesso.

Come sempre intorno alla fiera fioriscono i programmi. L’art advisor Mattia Pozzoni, molto attivo già durante il lockdown, ha condotto i propri collezionisti in diversi percorsi tra le gallerie più cool, il Financial Times ha incontrato Patrizia Sandretto, Iwan Wirth di Hauser & Wirth e Noah Horowitz, Director Americas, Art Basel.

Uno degli aspetti positivi della fiera online è la possibilità di scoprirne e goderne ogni giorno una porzione nuova, al contrario delle abbuffate visive dal vivo. Certo mancano gli scambi personali, lo stupore delle immense installazioni di Statement e i bratwurst nel grande cortile, ma come ha detto Marc Spiegler, «questo è il rinascimento digitale. Il mondo dell'arte troverà un nuovo modus vivendi e nuovi modelli migratori. Ma il tempo interstiziale tra gli eventi sarà molto più ricco, così come il contenuto disponibile per chi risiede nelle aree più periferiche del mondo dell'arte».

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