Particolare di un'opera di Christos Bokoros

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Arma di pace

Lo scopo ultimo e più degno della persona umana e della comunità è l’abolizione della guerra. Un messaggio di papa Francesco

Papa Francesco

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Per cercare vie di soluzione alla singolare e terribile «guerra mondiale a pezzi» che, ai nostri giorni, gran parte dell’umanità sta vivendo in modo diretto o indiretto è necessario […] operare per una pace vera tramite l’incontro fra persone concrete e la riconciliazione fra popoli e gruppi che si affrontano da posizioni ideologiche contrapposte e impegnarsi per realizzare quella giustizia cui le persone, le famiglie, i popoli e le Nazioni sentono di aver diritto, sul piano sociale, politico ed economico per compiere la loro parte nel mondo. Infatti, accanto al «sapiente sforzo di quella superiore fantasia creativa che chiamiamo diplomazia» che va continuamente alimentato, e alla promozione, nel mondo globalizzato, della giustizia, che è «ordine nella libertà e nel dovere cosciente», è necessario rinnovare tutti gli strumenti più adatti a concretizzare l’aspirazione alla giustizia e alla pace degli uomini e delle donne di oggi.

Così, anche la riflessione per rilanciare il percorso della non violenza, e in specie della non violenza attiva, costituisce un necessario e positivo contributo. [...] La premessa fondamentale è che lo scopo ultimo e più degno della persona umana e della comunità è l’abolizione della guerra. Del resto, come è risaputo, l’unica condanna espressa dal Concilio Vaticano II fu proprio quella della guerra, pur nella consapevolezza che, non essendo questa estirpata dalla condizione umana, «una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa».

Altro punto fermo: la constatazione che «il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Deve essere accettato» per non rimanervi intrappolati perdendo la prospettiva generale e il senso dell’unità profonda della realtà. Infatti, solo accettando il conflitto, lo si può risolvere e trasformare in un anello di collegamento di quel nuovo processo che gli «operatori di pace» mettono in atto. [...]

Sappiamo che solamente considerando i nostri simili come fratelli e sorelle potremo superare guerre e conflittualità [...] ciò vale non solo a livello individuale ma anche a livello dei popoli e delle nazioni, tanto da considerare la comunità internazionale come «Famiglia delle Nazioni». Per tale motivo [...] ho rivolto un appello ai responsabili degli Stati perché rinnovino le loro relazioni con gli altri popoli, permettendo a tutti un’effettiva partecipazione e inclusione alla vita della comunità internazionale, affinché si realizzi la fraternità anche all’interno della famiglia delle Nazioni. […]

Sappiamo anche che il grande ostacolo da rimuovere perché ciò avvenga è quello eretto dal muro dell’indifferenza. La cronaca dei tempi recenti ci dimostra che se parlo di muro non è solo per usare un linguaggio figurato, ma perché si tratta della triste realtà. Una realtà, quella dell’indifferenza, che investe non solo gli esseri umani, ma anche l’ambiente naturale con conseguenze spesso nefaste in termini di sicurezza e di pace sociale. L’impegno a superare l’indifferenza avrà successo, però, solo se […] saremo capaci di usare misericordia. Quella misericordia che trova nella solidarietà la sua espressione, per così dire, «politica» poiché la solidarietà costituisce l’atteggiamento morale e sociale che meglio risponde alla presa di coscienza delle piaghe del nostro tempo e dell’interdipendenza tra la vita del singolo e della comunità familiare, locale o globale.

Grande è, allora, nel nostro mondo complesso e violento, il compito che attende coloro che operano per la pace vivendo l’esperienza della non violenza! Conseguire il disarmo integrale «smontando gli spiriti», creando ponti, combattendo la paura e portando avanti il dialogo aperto e sincero, è veramente arduo. Dialogare, infatti, è difficile, bisogna essere pronti a dare e anche a ricevere, a non partire dal presupposto che l’altro sbaglia ma, a partire dalle nostre differenze, cercare, senza negoziare, il bene di tutti e, trovato infine un accordo, mantenerlo fermamente.

Del resto, differenze culturali e di esperienze di vita [...] non faranno altro che arricchire gli scambi e contribuire al rinnovamento della testimonianza attiva della non violenza come «arma» per conseguire la pace. Vorrei, infine, invitare tutti i presenti a sostenere due delle richieste che ho rivolto ai responsabili degli Stati, in questo Anno Giubilare: l’abolizione della pena di morte, là dove essa è ancora in vigore, insieme alla possibilità di un’amnistia, e la cancellazione o la gestione sostenibile del debito internazionale degli Stati più poveri.

Messaggio inviato lunedì 11 aprile 2016 da papa Francesco ai partecipanti a una conferenza su giustizia e pace
 

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Papa Francesco, 24 dicembre 2019 | © Riproduzione riservata

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