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I murali sul Muro a Berlino parte della West Side Gallery. Sullo sfondo, nuovi progetti edilizi

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I murali sul Muro a Berlino parte della West Side Gallery. Sullo sfondo, nuovi progetti edilizi

Berlino: troppo cara per gli artisti

Perché rischia di non essere più la capitale «povera ma sexy» amata da turisti e creativi

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Catherine Hickley

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Elke Kupfer, un’artista che realizza collage di grande formato con borse di plastica, è stata cacciata dal suo studio nel quartiere Kreuzberg di Berlino nel 2015. L’edificio in Erkelenzdamm, un ex saponificio trasformato in studi per artisti, è stato acquistato dalla società svedese Akelius, che ha iniziato a ristrutturarlo come sede del suo quartier generale berlinese. La Kupfer ha passato un anno a cercare un nuovo atelier abbastanza grande per le sue opere ed economicamente abbordabile. «Non riuscivo a trovare nulla, dice, nonostante abbia visitato fino a tre posti diversi al giorno». Ridimensionate le aspettative, ha finalmente trovato il posto giusto nel quartiere Neukölln. «Ma pago l’affitto tre volte tanto e non posso lavorare con grandi formati».

La sua storia non è unica. Dagli anni Novanta Berlino è stata un magnete per gli artisti attirati da affitti convenienti, grandi edifici abbandonati, una vibrante sottocultura e un’atmosfera liberale e di tendenza. La città è tra i più importanti centri di produzione artistica del mondo dopo New York. Olafur Eliasson, Ai Weiwei e Alicja Kwade sono tra i principali artisti che qui hanno il loro studio.
Ma negli ultimi dieci anni Berlino è stata presa nella morsa del boom immobiliare, con un crescente aumento dei prezzi. Nel 2017 ha avuto il più grande incremento mondiale nei prezzi delle proprietà immobiliari, il 20,5% in un anno, secondo la società di consulenza immobiliare Knight Frank. Quest’aumento vertiginoso dei prezzi minaccia la capacità attrattiva di Berlino sugli artisti, e non solo. Il suo ruolo di capitale culturale e turistica è molto legato a un pubblico giovane internazionale, qui richiamato proprio dai bassi prezzi e da un’atmosfera vivace e alternativa.

Per gli 8mila artisti che si stima risiedano in città, la situazione è particolarmente difficile perché la maggior parte di loro vive in (relativa) povertà. Un recente sondaggio su più di 1.700 artisti berlinesi da parte dell’Istituto per lo Sviluppo Strategico ha rivelato che solo uno su dieci guadagna abbastanza per vivere della sua arte. Circa uno su cinque paga oggi il proprio studio tra il 50% e il 100% in più rispetto al 2010. «Non sono solo gli affitti degli studi a essere disastrosi per gli artisti», spiega Martin Schwegmann, direttore del Bbk (Associazione Professionale degli Artisti Visivi di Berlino), istituito dalla Municipalità per la tutela dei diritti degli artisti (tra cui la disponibilità di uno studio). «È il fatto che anche le residenze sono poche e molto care. Gli artisti hanno la tendenza a contribuire alla riqualificazione urbana di un quartiere e via via al suo “imborghesimento“ e, quindi, all’aumento dei prezzi. Dobbiamo assicurarci che questa tendenza non li porti a essere estromessi dalla città».

In alcuni casi è già troppo tardi. Katrin Plavcak, pittrice viennese, si trasferì a Berlino nel 2002, ma ora è stata mandata via dalla comunità artistica di Post Ost, un ex ufficio postale nel quartiere Friedrichshain, rilevato nel 2016 da un investitore che lo ha destinato a start up tecnologiche. La Plavcak ha deciso di tornare a Vienna: «È triste, ha dichiarato. Ero felice a Berlino e la comunità di Post Ost era fantastica. Sarei rimasta se avessi potuto».

La gentrificazione minaccia proprio ciò che, in prima istanza, aveva attirato in città gli artisti e molti altri (turisti e visitatori compresi): un fascino semplice e decadente che nel 2003 spinse il suo sindaco, Klaus Wowerei, a definire la città «povera ma sexy». La popolazione aumenta di 40mila unità all’anno e lo sviluppo edilizio non tiene il passo. L’attuale sindaco Michael Müller sta prendendo in considerazione di vietare l’acquisto di proprietà immobiliari agli stranieri, per garantire la presenza di case a prezzo abbordabile. «Non siamo più così poveri ma siamo sempre sexy», ha detto recentemente. La gentrificazione di Berlino segue uno schema simile a quello di Londra e New York. «Gli artisti arrivano, dice Kupfer. Il valore degli immobili sale. Quindi gli artisti vengono allontanati e viene meno la ragione per cui la gente aveva iniziato a trasferirsi in città. Stiamo andando nella stessa direzione di Londra in termini di prezzi e penso sia un gran peccato».

Il Senato di Berlino sovvenziona affitti di spazi lavorativi per gli artisti in tutti i settori (teatro, danza, musica, belle arti) al ritmo di circa 7,3 milioni di euro all’anno e ne investe altri 7 nell’acquisizione, conversione e ristrutturazione di spazi adatti a questa comunità. Il Bbk garantisce studi per artisti a 4 euro al metro quadrato, molto meno del prezzo di mercato. Sono disponibili per l’affitto circa 900 studi di questo tipo e Schwegmann stima che altri 4mila saranno necessari sul medio periodo. Per ogni nuovo studio riceve in media 10 domande.

Nel caso di spazi in location particolarmente ambite come Kreuzberg si può arrivare anche a 90. Non sorprende, vista l’impennata dei prezzi e la scarsa disponibilità nelle zone centrali della città, che Schwegmann stia cercando spazi creativi altrove, fuori dai confini dell’S-Bahn, il percorso ferroviario dei pendolari che circonda la città. Il recente masterplan del Bbk, che intende creare 2mila nuovi studi entro il 2020, propone di realizzare dei «campus per l’arte» ai margini della città. Potrebbe trattarsi di complessi nuovi o di «Plattenblau», gli edifici residenziali prefabbricati di cemento costruiti dalla Germania dell’Est comunista, ristrutturati.

Secondo Boris Joens, un compositore e performance artist, «la scena artistica e culturale di Berlino è uno strumento di marketing per la città, ma può sopravvivere solo se per noi c’è lo spazio per lavorare». Mentre gli affitti crescono Joens, come molti artisti, sta prendendo in considerazione quello che un tempo sarebbe stato inimmaginabile: spostarsi in periferia.

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Catherine Hickley, 27 novembre 2018 | © Riproduzione riservata

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