Carlo Levi prima intimista poi attivista

Dipinti degli anni Venti del pittore torinese alla galleria Silva

«Figura in rosso», di Carlo Levi
Ada Masoero |  | MILANO

A 40 anni dall’ultima mostra milanese, Carlo Levi (1902-75) torna in città nella personale «Carlo Levi pittore», curata da Silvia Silva, presentata dall’1 al 30 ottobre dalla Galleria Silva, che festeggia quest’anno un secolo di vita.

Artista e intellettuale torinese antifascista (il romanzo autobiografico Cristo si è fermato a Eboli, 1945, è frutto del suo confino in Lucania), Levi fu esponente dei «Sei di Torino» (con Menzio, Galante, Chessa, Paulucci e Jessie Boswell), tutti allievi di Casorati, che avrebbero trovato il loro mentore nel carismatico Edoardo Persico e che, tra il 1928 e il 1931, guardarono verso Parigi, sostenuti dall’imprenditore e collezionista Riccardo Gualino e dallo storico dell’arte Lionello Venturi.

Innamorati di Cézanne, Matisse, Bonnard, scelsero una pittura tonale e intimista, in aperta polemica con il novecentismo ma, anche dopo lo scioglimento del gruppo, Carlo Levi proseguì su una strada di acceso impegno civile, in pittura come nella vita.

In mostra 17 dipinti dagli anni Venti, quando l’influsso di Casorati è evidente, ai soggiorni a Parigi, fino alla scelta di un’inconfondibile forma di espressionismo, in parallelo con la sua militanza politica.

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