Dopo 35 anni una delle sue sculture abitabili, il Teatro di Gibellina, è ancora incompiuta, ma già nel ’69 in La città frontale Pietro Consagra dichiarava che il suo interesse per l’architettura muoveva da un’istanza etica, parlando della città «come emozione politica e come sentimento».
Parte da queste premesse la mostra «Consagra, Architettura», a cura di Sergio Troisi in collaborazione con l’Archivio Pietro Consagra, allestita dal 6 luglio al 13 ottobre al Convento del Carmine. La mostra presenta i modelli di quelle opere in cui architettura e scultura si saldano inscindibilmente, come appunto nel Teatro rimasto incompiuto (1984), ma anche nel «Meeting» (1972-83) ancora in restauro, un edificio opera d’arte frontale, e nella grande stella «La Porta del Belice» (1981) a Gibellina.
Emblematico della miopia dell’amministrazione pubblica è poi il caso del suo progetto mai realizzato per la facciata del Palazzo Comunale della sua città natale Mazzara del Vallo (in quel caso l’intento etico era rimediare allo scempio edilizio). Sono 50 le opere esposte: come si è detto i modelli di edifici, tra cui quello della casa del fotografo Ugo Mulas, i progetti di facciate e diverse opere della serie «Città frontale», «Ghibli città frontale» e «Sottilissima possibile». La mostra è organizzata dall’Ente Mostra di Pittura Città di Marsala.
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