Due collezionisti controcorrente: i coniugi Alana

Hanno abbandonato l’arte contemporanea per il Gotico e il Rinascimento. Nella loro raccolta, Lorenzetti e Carracci, il Beato Angelico e Tintoretto, Bronzino e Dosso Dossi

«Annunciazione» (1350-55) di Nardo di Cione
Carlo Falciani |  | Parigi

La mostra sulla collezione Alana al Musée Jacquemart-André di Parigi, con capolavori scelti all’interno della cospicua raccolta (oltre 400 opere) dell’uomo d’affari cileno Alvaro Saieh e della moglie Ana Guzmán Ahnfelt (Alana è l’acronimo dei due nomi) è un’occasione importante, oltre che per vedere capolavori d’arte italiana dal XIII al XVII secolo, per riflettere sul fenomeno del collezionismo, molto affrontato in questi anni, sia riguardo l’antico, sia riguardo le modalità espressive del contemporaneo (basti ricordare la Biennale di Venezia curata da Massimiliano Gioni nel 2013).

Cileno, Alvaro ha studiato negli Stati Uniti e ricorda il suo incontro a Washington negli anni Settanta alla National Gallery, con i capolavori del passato: «Un viaggio rivelatore». Così dopo aver iniziato a collezionare artisti contemporanei, specialmente cileni, e delle avanguardie storiche, Saieh subisce
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