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Michail Piotrovskji: «Ecco tutti i programmi dell’Ermitage, Italia compresa»

Michail Piotrovskij
Michail Piotrovskij |

Non sappiamo ancora quando, ma appena finirà il periodo della quarantena, la prima cosa che faremo sarà far ritornare dall’Italia le statue del Canova. Dopodiché restituiremo alla Gran Bretagna i «Rilievi dell’Assiria» della mostra ospitata all’Ermitage, infine rinvieremo nei Musei Russi i quadri che abbiamo prestato per la mostra dedicata a Gregorio Potemkin.

Alla fine faremo il nuovo inventario dei nostri programmi precedenti; nulla è stato cancellato ma semplicemente rimandato. In particolare stabiliremo i termini precisi delle seguenti mostre: quella dedicata a Zhang Huan, quella congiunta russo-tedesca «L’età del ferro», la tanto attesa su Raffaello, per finire con «Al Ula» dall’Arabia Saudita.

Faremo l’inventario sia di tutte le opere che abbiamo promesso per le mostre altrove, sia di ciò che è stato promesso a noi dai vari musei del mondo per cercare di capire che cosa sarà ancora realizzabile. In realtà, si prevede che anche dopo la quarantena la maggior parte dei musei rimangano chiusi, cosi come i loro rispettivi Paesi, per cui è molto importante che la nostra comunità museale conservi quell’apertura e disponibilità agli scambi malgrado la ristrettezza generale che speriamo di poter superare velocemente. Questi sarebbero i primi passi.

Come risultato del lavoro che abbiamo svolto prima e durante la quarantena, cioè lo sviluppo delle comunicazioni virtuali all’interno del museo e tra diversi musei, ma anche tra il museo e il suo pubblico di visitatori, prepareremo e cercheremo di far approvare un nuovo sistema di finanziamento in dovranno aumentare le quote e le garanzie dello Stato, portando avanti la ricerca di una nuova rete di mecenati e di un nuovo sistema di servizi a pagamento che potrà affiancare la vendita dei biglietti.

Abbiamo già maturato alcune idee. Prepareremo una nuova strategia per la procedura della documentazione in un sistema rinnovato della gestione burocratica della cultura. L’esperienza ha mostrato che persistono molte cose inutili, ad esempio, l’iter delle carte è parallelo a quello elettronico. La documentazione virtuale non ha sostituito finora i documenti su carta, come invece avrebbe dovuto fare.

Dopodiché regoleremo e normalizzeremo il lavoro a distanza: la recente esperienza dimostra che molti lavori possono essere svolti senza il bisogno di uscire di casa, mentre per molti altri la presenza è assolutamente necessaria. Inoltre vorremmo lavorare con anticipo su alcune grandi iniziative come il Forum internazionale della Cultura previsto in autunno. In vista del Forum stiamo pensando di organizzare una sorta di grande maratona, una conferenza video con personalità della cultura da tutto il mondo.

Questo evento ha lo scopo di elaborare nuovi concetti e nuovi documenti su come la cultura può unire la gente secondo un criterio di valori superiori, cioè quei principi culturali che rendono l’uomo davvero «umano» e la nostra civiltà degna di esistere. Costituiremo così un Consiglio internazionale di consulenza. Sempre con un certo ritardo apriremo una succursale dell’Ermitage a Ekaterinburg negli Urali e prepareremo nuove mostre nei centri dell’Ermitage ad Amsterdam, Omsk e in molti altri luoghi.

Insomma intendiamo ritornare alla vita normale e adottare le innovazioni sperimentate durante il nostro isolamento forzato. Un discorso speciale va all’Italia: durante la quarantena abbiamo cercato di non perdere il contatto, non solo con i nostri colleghi, con i quali rimaniamo sempre in corrispondenza, ma anche con visitatori italiani: l’Ermitage ha organizzato alcune lezioni in italiano sulle collezioni e sulla ricerca dell’arte italiana all’Ermitage, quest’ultime effettuate da storici d’arte.

In questo modo l’Ermitage esprime la sua solidarietà con il popolo italiano che si è trovato in una situazione difficile, e siamo molto lieti che questo gesto di solidarietà è stato notato e ha avuto un’ampia risonanza in tutta l’Italia, oltreché il ringraziamento speciale del sindaco di Venezia e del Ministro dei Beni culturali. È un buon segno che gli scambi culturali portino anche a risultati umanitari.

Una volta finita la quarantena, vorremmo portare in Italia un’opera di Bronzino appena restaurata, «La gara di Apollo e Marsia accompagnati da strumenti musicali», e vorremmo mostrare a Venezia «La pietà» di Veronese, uno dei più grandi capolavori dell’Ermitage, in segno della nostra gratitudine per la mostra di Piero della Francesca che abbiamo ospitato un anno fa.

Un’altra idea è di continuare una serie di mostre dedicate dell’arte astratta del Novecento, e in particolare faremo l’esposizione di Burri. Ci piacerebbe inoltre ricevere una grande mostra di Perugia dedicata all’arte del XIV-XV secolo. Ma abbiamo anche molti altri programmi.

a cura di Federico Florian

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