James Tissot dandy tra due capitali

Al Musée d’Orsay il pittore noto per le sue rappresentazioni della Parigi mondana del Secondo Impero e della raffinata società inglese vittoriana

James Tissot «Il ponte dell'HMS “Calcutta”» (1876 ca). © Tate, Londra. Dist. RMN-Grand Palais / Tate Photography
Luana De Micco |  | PARIGI

Il Musée d’Orsay, che ha riaperto le porte il 23 giugno, presenta fino al 13 settembre la mostra «James Tissot. L’ambiguo moderno (1836-1902)», inizialmente prevista per fine marzo. Pittore vicino nello stile a Henri Fantin-Latour, amico di Edgar Degas e Édouard Manet, Tissot (1836-1902), collezionista e dandy, è noto soprattutto per le sue rappresentazioni della Parigi mondana del Secondo Impero e della raffinata società inglese vittoriana.

Nato a Nantes, studiò all’École des Beaux-Arts di Parigi dove ebbe per maestro Ingres. Nella capitale frequentò gli ambienti dell’alta aristocrazia che illustrò in «Il circolo della rue Royal», tela del 1868 delle collezioni del d’Orsay. Dipinse gli abiti delle dame eleganti, si interessò al dettaglio e come Monet si ispirò al giapponismo.

Nel 1871, dopo la guerra franco-prussiana e la breve esperienza della Comune di Parigi, fu costretto all’esilio a Londra, dove diventò il pittore della bellezza femminile. La Tate ha prestato alcune tele di questi anni, che gli valsero successi e critiche, come «The Ball on Shipboard» (1874 ca), «Holiday» (1876 ca) e «The gallery of HMS “Calcutta”» (1876 ca). Nel 1882, dopo la morte della moglie Kathleen, più volte dipinta nel giardino della dimora londinese, Tissot tornò a Parigi. Vi realizzò il ciclo «La Donna a Parigi» del 1885.

Di questi anni è anche la serie in quattro dipinti del «Figliol prodigo», presentata all’Esposizione universale del 1889 e in prestito dal Musée d’Arts di Nantes. L’opera prelude alla «fase mistica» degli ultimi anni, in cui Tissot realizzò centinaia di illustrazioni della Bibbia per i due volumi di La vita di nostro Signore Gesù Cristo, lavoro cui attese per una decina di anni. Il Jewish Museum di New York ha prestato delle scene tratte dall’Antico Testamento. Il d’Orsay ha potuto prolungare, sempre fino al 13 settembre, anche la mostra «Nel paese dei mostri. Léopold Chauveau (1870-1940)».

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