La gaia scienza di Armando Marrocco
Opere degli anni Sessanta da Spaziobianco
Torino. L’«antidoto» al pathos della pittura informale ed espressionista astratta, negli anni Sessanta, venne sperimentato dagli artisti in varie formule. Una di esse fu il ritorno all’oggetto e al ready made; un’altra si basò sul ritorno al progetto (l’antitesi dell’improvvisazione più o meno felice) come prefigurazione del funzionamento dell’opera d’arte.
E gli artisti riaprirono il dialogo con la scienza; trattandosi di arte visiva, la teoria della percezione, ma anche la capacità dell’occhio di conferire movimento e azione all’immobilità dell’immagine (in questo caso aniconica) spalancavano nuovi campi d’indagine. Si trattava di una «gaia scienza» capace di sollecitare la visione e la visionarietà progettuale. Entrarono in gioco anche nuovi materiali, quali il plexiglas, l’acciaio inox, i magneti, l’acciaio plastificato, la stessa energia elettrica.
Armando Marrocco (1939)
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