La grande rassegna che le Deichtorhallen dedicano dal 23 ottobre al 18 aprile al sudafricano William Kentridge (1955) è frutto di una collaborazione dei musei amburghesi con lo Zeitz Mocaa-Museum of Contemporary Art Africa di Città del Capo e l’artista stesso. Il titolo della mostra, «William Kentridge. Perché dovrei esitare? Mettendo i disegni al lavoro», si riferisce alla pratica del disegno che è per Kentridge primaria, origine e base di tutta la sua eclettica opera e di tutta la produzione artistica mondiale; citandolo: «La linea ti guiderà, come un cane che tira il guinzaglio».
E infatti le sue grandi installazioni sono il punto di arrivo di un personale processo di sviluppo, lungo quella linea per oltre 40 anni, che l’ha portato dalle prime animazioni video di propri disegni e di documentazioni filmate di processi di disegno, all’integrazione di diverse forme espressive e a un prodotto finale che, seguendo questa logica, incarna lo Zeitgeist artistico di diverse generazioni.
Kentridge vi combina quel disegno primario, uno dei primi mezzi di comunicazione umana, con le forme di espressione dell’era digitale. Un intellettuale-artista globale, capace di muoversi con disinvoltura non solo nell’ambito delle arti figurative ma anche nel mondo della regia per il teatro d’opera e di prosa, politicamente impegnato dagli anni della lotta contro l’Apartheid, studioso degli effetti socioculturali del postcolonialismo e della segregazione razziale in Africa e nel mondo.
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