La seconda famiglia di Claudia Andujar

Con l’artista prende il via l’accordo della Triennale con la Fondation Cartier

«Collective house near the Catholic mission on the Catrimani River, Roraima» (1976), di Claudia Andujar. © Claudia Andujar
Ada Masoero |  | MILANO

Con la mostra fotografica «Claudia Andujar. La lotta Yanomami», curata da Thyago Nogueira, direttore del Dipartimento di fotografia contemporanea dell’Instituto Moreira Salles in Brasile, prende il via una collaborazione di otto anni tra Triennale Milano e Fondation Cartier di Parigi, attraverso cui le due istituzioni, pubblica una, l’altra privata, intendono realizzare un programma di mostre condivise, supportato dall’identica propensione alla multidisciplinarietà (tra arte contemporanea, architettura, design, moda, cinema, scienze e filosofia) e dall’impegno comune nella salvaguardia dell’ambiente.

La mostra d’esordio (dal 17 ottobre al 7 febbraio, nello spazio di 1.300 mq di Triennale riservato d’ora in poi al progetto condiviso) giunge dalla Fondation Cartier, dove è stata fino a settembre (e prima delle tappe alla Fundación Mapfre di Barcellona e al Fotomuseum Winterthur) e si presenta come un vero manifesto di tale progetto.

Nelle sue 300 immagini in bianco e nero e a colori, molte delle quali inedite, nell’installazione audiovisiva e nei documenti esposti, si palesa infatti l’impegno cinquantennale di Claudia Andujar, nata nel 1931 in Svizzera ma dal 1955 stabilmente in Brasile, per la popolazione degli Yanomami («ormai la mia seconda famiglia»), per la quale ha dapprima lottato (con successo) per il riconoscimento legale del territorio in cui vivono, e ora per difenderli dall’invasione dei cercatori d’oro e dalla deforestazione degli speculatori.

All’impegno da grande fotografa dedita, specie agli inizi, a sperimentazioni tecniche ardite con cui si propone di trasmettere le loro esperienze sciamaniche, si aggiunge presto l’attivismo politico e civile, sorretto dal ricordo della tragedia dell’Olocausto, vissuta dalla famiglia paterna.

Nei suoi ritratti la Andujar evidenzia la nobiltà e la dignità degli Yanomami, cui chiede di partecipare anche in prima persona con i loro disegni, qui esposti. Ma l’intera loro realtà è rappresentata in questa mostra che denuncia anche la diffusione del Covid-19, portato dai cercatori d’oro.

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