La Fundación Foto Colectania riparte con «Daido Moriyama: A Diary» la mostra del fotografo giapponese (Osaka, 1938) dopo che la sua inaugurazione era rimasta aperta solo 24 ore. Tre mesi dopo, il pubblico può finalmente vedere gli scatti in bianco e nero che hanno portato Moriyama a vincere l’ultimo Premio Hasselblad: «Lavora ogni giorno dall’alba al tramonto. Neanche il viaggio a Göteborg per ritirare il Premio gli ha fatto cambiare routine», raccontavano a marzo Sara Walker e Louise Wolthers, curatrici della mostra che fino al 4 ottobre presenta fotografie, video, brevi testi e testimonianze dell’autore.
Strade rutilanti e affollate, contrasti estremi e primi piani sfocati di persone, animali e oggetti sempre in movimento, caratterizzano il linguaggio artistico di Moriyama, che offre una visione estremamente soggettiva del caos della vita quotidiana. «Anche le foto scattate a mezzogiorno sembrano notturne, rilevano le curatrici, alcune sono così crude da sembrare irreali, anche se immortalano ambienti e situazioni molto reali». Intuitivo, audace e intransigente, è stato un elemento fondamentale del movimento «Provoke», il cui ruolo è stato essenziale nella trasformazione della fotografia giapponese negli anni Sessanta.
Ogni giorno Moriyama scatta centinaia di foto, sempre con una macchina digitale, mai con il telefono, e poi dedica molte ore a sceglierle, insieme a suo nipote. Come afferma lo stesso artista: «Le fotografie sono fossili di luce e tempo, sono frammenti di presentimenti, registro e memoria degli esseri umani e della loro storia, di un mondo che diventa visibile e intellegibile attraverso la macchina fotografica».
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