Lo sguardo rivoluzionario di Moholy-Nagy

Alla Gam di Roma uno dei più lucidi innovatori dell’arte del XX secolo e le avanguardie ungheresi

László Moholy-Nagy, «Spirali», 1943, stampa in gelatina d’argento su carta. Debrecen, Collezione Antal-Lusztig
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Dal 28 novembre al 15 marzo la Galleria d’arte moderna di Roma ospita una selezione di opere di uno dei più lucidi innovatori dell’arte del XX secolo, nella mostra «Moholy-Nagy e la rivoluzione della visione. Avanguardie ungheresi fra espressionismo e Bauhaus».

Il titolo della mostra, curata da Katalin Nagy T., allude a uno dei principi base, teorizzati nel suo libro del 1928 The new vision, del pittore, scultore, fotografo, cineasta, designer e docente della Bauhaus (nato in Ungheria nel 1895 e morto negli Usa nel 1946), ovvero che la modernità implicava una trasformazione profonda del ruolo e delle funzioni dell’artista. In mostra, dipinti, fotografie, sculture, lavori di design grafico, tipografico ed editoriale, realizzati tra il 1923 e il 1945, descrivono la natura del nuovo artista poliedrico, che si poneva nel punto di intersezione tra tutti i linguaggi.

I dipinti rivelano la matrice astratta
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