Mani e menti aperte

Alla Fondazione Golinelli l’archetipo della mano tra arte e scienza

Anna Morandi Manzolini, «Mani sensibili», 1756 ca. Su gentile concessione del Museo di Palazzo Poggi - Sistema Museale di Ateneo - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. © Fulvio Simoni
Valeria Tassinari |  | Bologna

Rinsaldare l’alleanza tra arte e scienza è una questione molto concreta e, come ama ricordare il suo presidente Andrea Zanotti, lo spirito della Fondazione Golinelli è perfettamente espresso dalla parola «opificio», da «opus facere». Questa definizione, che oggi ne identifica il contenitore architettonico, ma soprattutto il funzionamento, pragmatico e simbolico, spiega bene l’intento di un lungimirante progetto educativo: un «laboratorio di futuro» sostenuto dal superamento della dicotomia tra teoria e pratica.

Valorizzare l’indissolubile sinergia d’azione tra mano e cervello, dunque, da sempre fondamento dell’attività del Centro di Arti e Scienze Golinelli, viene ora consacrato come tema d’ispirazione per una riflessione sull’idea di Humanitas, in una mostra («U.mano», dal 20 novembre al 9 aprile) che, tra realtà aumentate, neuroscienza e incursioni nella storia, esplora
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