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Juan Miró e Michael Sorkin nel 2009. Foto di Rosa Rivera (Miró Rivera Architects)

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Juan Miró e Michael Sorkin nel 2009. Foto di Rosa Rivera (Miró Rivera Architects)

Michael Sorkin 1948-2020

Il più noto e autorevole critico di architettura degli Stati Uniti, scomparso recentemente, nel ricordo del suo allievo a Yale e amico trentennale

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Redazione GDA

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L’incubo della pandemia Covid-19 ha gravemente colpito la comunità degli architetti. Prima dall’Italia è arrivata la notizia della scomparsa, il 15 marzo, di Vittorio Gregotti; il 26 marzo, da New York, abbiamo appreso che era caduto vittima del virus anche il critico di architettura Michael Sorkin. Aveva 71 anni.

Forte di una carriera quarantennale, Sorkin era un'autorità intellettuale riconosciuta, il critico di settore più noto degli Stati Uniti. Spesso etichettato come «radicale», «aggressivo» e «pungente» a causa del suo stile incisivo e sarcastico, focalizzava costantemente i suoi scritti su argomenti in difesa di una maggiore uguaglianza, sostenibilità e umanità delle città. Il fatto che questi vengano ormai raramente considerati obiettivi estremi nelle odierne discussioni sul design urbano rappresenta uno dei suoi contributi al settore.

Michael Sorkin era allo stesso tempo architetto e urban designer: gli era ben chiaro come architettura e città fossero realtà inevitabilmente connesse. Per lui, la città era «la fonte del significato dell'architettura». Ha anche sostenuto che l'architettura fosse soprattutto un beneficio per le persone. «L’architettura fine a se stessa è solo narcisismo», diceva. Non c’è nulla di estremistico in queste affermazioni.

Sorkin iniziò la sua carriera negli anni ’80 come di critico di architettura del settimanale newyorkese tabloid «Village Voice»: era ancora trentenne. Si affermò rapidamente come una voce nuova nel mondo dell'architettura. Fondato a New York nel 1955 e considerato la prima pubblicazione alternativa, «Village Voice» era il luogo perfetto per Sorkin per poter esprimere liberamente le sue opinioni pungenti e provocatorie, soprattutto ai tempi della presidenza conservatrice di Ronald Reagan.

Exquisite Corpse: Writing on Buildings, una raccolta dei suoi articoli per il «Village Voice», pubblicata nel 1991, gli procurò una fama diffusa. I suoi articoli per altri periodici, come «Architectural Record», «The Nation», «The New York Times» o «The Wall Street Journal» vennero raccolti in altri libri: Some Assembly Required fu pubblicato nel 2001, All Over the Map. Writing on Buildings and Cities nel 2011 e From the Groud Up. The Right and the Wrongs of the City nel 2018.

Michael Sorkin scrisse appassionatamente su New York, la sua città. Ammiratore dell’attivista Jane Jacobs, continuò la sua difesa della giustizia sociale e delle città vivibili, destinate ai pedoni. Si concentrò in particolare sulla difesa dello spazio pubblico e criticò regolarmente architetti, immobiliaristi, funzionari civici e politici per la loro lentezza nel trasformare Manhattan in quella che lui definiva «la più grande “gated community” del mondo»*

Scrittore estremamente dotato, ricorreva indifferentemente al linguaggio ultraaccademico e al gergo di strada. Poteva scrivere splendidamente su qualsiasi argomento fosse di suo interesse. I suoi editoriali avevano un vocabolario estremamente ricco e ricorreva a battute memorabili, degne degli epigrammi di Oscar Wilde. E proprio come il genio irlandese, la scrittura di Sorkin era sempre penetrante e arguta. Per nulla pentito della sua schiettezza e della sua critica tagliente, era anche generoso, alla mano, sovente autoironico, senza paura di condividere i propri dubbi.

Michael è stato un amico e un mentore negli ultimi 30 anni. È stato mio professore alla Yale School of Architecture nel 1990: non mi sorprese il fatto che mi proponesse un argomento di studio intellettualmente stimolante. Rivedendo il mio lavoro, percepì come per me sarebbe stato più facile scriverne che parlarne. Io ero perplesso; il mio inglese era molto limitato all’epoca. «Puoi scrivere», insistette. Aveva ragione e i miei scritti divennero essenziali per lo sviluppo del progetto. Come fanno i buoni insegnanti, aprì per me una porta che non sapevo esistesse e, ancora oggi, ogni volta che la varco gliene sono grato.

Mi onora anche il fatto che Michael abbia scritto a proposito del lavoro professionale del mio studio, Miró Rivera Architects. La prima volta per il catalogo della nostra mostra alla Aedes Gallery di Berlino 10 anni fa. Più di recente, ha scritto l’introduzione per la nostra prossima monografia. Per il mondo, sarà una delle ultime pubblicazioni di Sorkin, per me rileggerla sarà un modo di ricordare la gratitudine e l’ammirazione che ho nutrito per un uomo brillante. Grazie Michael.

* Gated community è una tipologia di modello residenziale formata da complessi esclusivi, auto segregati, recintati e con accesso sorvegliato

L'autore è architetto, fondatore dello studio Miró Rivera Architects e professore alla University of Texas at Austin

Redazione GDA, 03 aprile 2020 | © Riproduzione riservata

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