Per Lorenzetti Brandi è datato

La Pinacoteca Nazionale di Siena riprende il programma di restauri con la Croce del Carmine

Laura Lombardi |  | SIENA

La Pinacoteca Nazionale riprende il programma di restauri con la Croce del Carmine giunta al Regio Istituto di Belle Arti, poi Pinacoteca, dopo la soppressione dell’omonimo convento senese. L’intervento, voluto da Cristina Gnoni Mavarelli, Maria Mangiavacchi ed Elena Pinzauti, rispettivamente ex direttrice, curatrice e restauratrice, sarà realizzato grazie alla Fondazione Friends of Florence nel laboratorio fiorentino della restauratrice Muriel Vervat.

L’ultimo restauro della Croce fu eseguito dall’Istituto Centrale del Restauro a Roma nel 1953-56 e testimonia scelte conservative in linea col pensiero del suo direttore di allora Cesare Brandi.

Nel rispetto della storia dell’opera furono lasciati a vista, laddove era caduto il colore, il legno del supporto e la tela di incamottatura grezza. Quel metodo, che contrastava la concezione interpretativa del restauro ottocentesca, oggi appare datato. Il nuovo intervento prevede, oltre al controllo del supporto ligneo, il recupero di una lettura dell’opera sia d’insieme, sia dei dettagli.

La Croce del Carmine fu assegnata ad Ambrogio Lorenzetti da Carlo Volpe e la datazione propende ora per gli anni Trenta del Trecento. Il fondo oro decorato a motivi geometrici fu scoperto solo nel 1937 da Italo Dal Mas. Di notevoli dimensioni (266x211 cm), l’opera aveva un’articolata e imponente carpenteria, ma è mutila della cimasa, dei terminali laterali e del suppedaneo. Indebolita dalle alterazioni della struttura ha registrato conseguenti perdite di colore e di doratura.

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