Per tutte le banche meno una le collezioni sono intoccabili

Istituti finanziari nel mondo hanno accumulato tesori degni dei più grandi musei. L’unica che ha deciso di separarsi della sua immensa collezione è UniCredit in Italia

Bertel Thorvaldsen, «Le Grazie con Cupido», 1817-19 (particolare). Copenaghen, Thorvaldsens Museum, www.thorvaldsensmuseum.dk. Foto Flavio Lo Scalzo
Nicole Vulser |

Nel piccolo, ermetico, mondo delle banche, l’annuncio di UniCredit, lo scorso autunno, è arrivato come un fulmine a ciel sereno: il gruppo bancario italiano ha comunicato di voler vendere parte della sua collezione d’arte, ricca di oltre 60mila opere. Più di trenta istituti finanziari nel mondo hanno accumulato tesori, perlopiù ignorati dal pubblico, ma degni dei più grandi musei. La Deutsche Bank possiede 57mila opere, le olandesi Ing e Abn Amro ne possiedono, rispettivamente, 10mila e 5mila.

Non sono da meno le svizzere Ubs (oltre 30mila) e Julius Baer (5mila), così come le americane Bank of America e JPMorgan Chase Art Collection (30mila). Qualunque siano le difficoltà da affrontare (una crisi finanziaria o, più di recente, il crollo dei tassi di interesse che restringe i margini di manovra) le banche sono restie a mettere sul mercato anche una minima parte delle proprie collezioni d’arte:
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