La galassia artistica della Vienna attorno al 1900 fu così magnificamente composita, da rendere tuttora possibili scoperte e riscoperte. Otto Prutscher (1880-1949) fu architetto, designer (fra l’altro a lungo per Thonet), consulente di aziende, curatore di mostre e pedagogo.
Firmò una cinquantina di edifici e 200 arredi e fu membro delle maggiori comunità d’artisti del periodo, fra cui la Secessione viennese e la Wiener Werkstätte. Nel 2018, dalla collezionista Hermi Schedlmayer il MAK-Museo delle arti applicate ha ricevuto una donazione di un corpus di materiali di Prutscher, comprendenti 139 fra progetti. mobili e oggetti in vetro, argento e ceramica, cosicché l’idea di una nuova mostra, a vent’anni dall’ultima ricognizione della sua produzione, era naturale.
Figlio di un falegname di mobili d’arte, Prutscher studiò alla Scuola di Arti e Mestieri di Vienna dal 1897 ed ebbe fra i suoi maestri Josef Hoffmann e il pittore Franz Matsch. Dal 20 novembre al 17 maggio il MAK offre col titolo «Otto Prutscher. Poliedrico artista del Modernismo viennese» e la curatela di Rainald Franz una scelta di progetti e pezzi, alcuni presentati per la prima volta al pubblico, grazie all’integrazione fra la donazione Schedlmayer, i materiali dalla raccolta del MAK da poco ricatalogata e digitalizzata (1.200 fra progetti, disegni, schizzi, fotografie), e un nucleo di prestiti dall’archivio Prutscher di Milano.
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