Per la prima volta i visitatori potranno vedere anche il retro dei «Girasoli»

Image

Per la prima volta i visitatori potranno vedere anche il retro dei «Girasoli»

Sette vasi di girasoli di Van Gogh

Studio della poetica nella rappresentazione del fiore che per l'artista significava gratitudine

La versione del gennaio 1889 dei «Girasoli», non solo forse l’opera più nota di Vincent van Gogh ma anche icona della pittura del XIX secolo, è al centro della mostra «Van Gogh and the Sunflowers» al Museum van Gogh fino all’1 settembre. La mostra parte dallo studio della poetica dell’artista nella rappresentazione dei girasoli, che rappresentavano per lui «gratitudine» e «consolazione».

L’espressione di questo (fugace) momento di vitalità e perfino ottimismo prende corpo in sette versioni: quattro realizzate da Van Gogh nell’agosto 1888 (1. «Vaso con 3 girasoli» (F453), prima versione: fondo turchese, olio su tela, 73,5x60 cm, collezione privata statunitense sconosciuta, non più visto dopo la mostra di Cleveland nel 1948; 2. «Vaso con 5 girasoli» (F459), seconda versione: fondo blu reale, olio su tela, 98x69 cm, già nella collezione privata del miliardario giapponese Koyata Yamamoto e distrutto da bombardamento il 6 agosto 1945; 3. «Vaso con 12 girasoli» (F456), terza versione: fondo verde-azzurro chiaro, olio su tela, 91x72 cm, Neue Pinakothek, Monaco; 4. «Vaso con 15 girasoli» (F454), quarta versione:  sfondo giallo crema, olio su tela, 92,1x73 cm, National Gallery, Londra) e tre dipinte nel gennaio 1889, dette «Repliche» perché, non essendo più in quel momento dell’anno disponibili i fiori in natura, il pittore si ispirò alle opere precedenti (5. «Vaso con 12 girasoli» (F455), replica della terza versione, fondo grigio-azzurro, olio su tela, 92x72,5 cm, Philadelphia Museum of Art; 6. «Vaso con 15 girasoli» (F458), replica della quarta versione, fondo giallo, olio su tela, 95x73 cm, Van Gogh Museum, Amsterdam; 7. «Vaso con 15 girasoli» (F457), replica della quarta versione, sfondo giallo acido, 100x76 cm, Sompo Japan Museum of Art, Tokyo, acquistato in asta nel 1987 alla cifra record di 53,9 milioni di dollari).

Tutte le versioni sono accomunate dai girasoli in vaso e dall’uso di pigmenti di tre sole intensità di giallo, in particolare del «giallo cadmio» (pigmento chimico allora di recente invenzione e molto amato da Van Gogh) «e nient’altro» e dal fatto che nelle tele con più fiori (da 12 a 16) non vi è corrispondenza fra quanto descritto da Van Gogh e quelli effettivamente dipinti: si tratta di aggiunte «bagnato su bagnato» e quindi rielaborazioni di mano del pittore.

In mostra sono presenti 23 opere: accanto alle due versioni disponibili del 1888 («Vaso con 12 girasoli» della Neue Pinakothek di  Monaco e «Vaso con 15 girasoli» della National Gallery di Londra) sono presenti lavori di proprietà del Museum Van Gogh come «La Casa Gialla» (del 1888) e «Vincent van Gogh che dipinge i girasoli» (1888) di Paul Gauguin, molti disegni di Van Gogh raramente esposti, nonché, prestito del Museum de Fundatie di Zwolle, la «Donna di profilo davanti ai Girasoli di Van Gogh» (1916-20) di Isaac Israëls.

La prima tela venne realizzata appositamente per il soggiorno dell’amico Gauguin nella casa di Van Gogh ad Arles («La casa gialla») e tale fu la fascinazione esercitata dall’opera su Gauguin che, non potendo ottenerla in regalo da Van Gogh, dipinse l’amico mentre realizzava una delle successive versioni. A lato della ricerca semantica e pittorica, la mostra presenta un apparato di studi scientifici e tecnici sulla conservazione e sul restauro dell’opera, che hanno portato da un lato al riconoscimento di un ingrandimento ligneo della tela conservata ad Amsterdam, di mano dello stesso Van Gogh, e dall’altro alla decisione di non sottoporre più in futuro l’opera ai pericoli di circolazione e prestiti.

Per la prima volta i visitatori potranno vedere anche il retro dei «Girasoli»

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 12 luglio 2019 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Il libro di Adele Milozzi è un viaggio biografico tra le vite di granduchi, banchieri, cadetti e principesse, classificato un po’ impropriamente solo come «guida»

Nel Palazzo dei Diamanti l’artefice visionario di realismi impossibili in un allestimento curato da Federico Giudiceandrea e Mark Veldhuysen, presidente della Escher Foundation

In una vendita del 20 marzo verrà battuto il marmo dello scultore veneto raffigurante Maria Luisa d’Asburgo nelle vesti della musa della poesia

Rampollo dell’influente famiglia Scannabecchi, ebbe illustri commissioni e fu artista di prestigio. Ora il Museo Civico Medievale offre «un’immagine non stereotipata di un pittore spesso male interpretato»

Sette vasi di girasoli di Van Gogh | Giovanni Pellinghelli del Monticello

Sette vasi di girasoli di Van Gogh | Giovanni Pellinghelli del Monticello