Una rosa è più reale se è artificiale

Gli inquietanti meccanismi dell’AI nelle vanitas digitali di Trevor Paglen

«Flowers 04» di Trevor Paglen. © Trevor Paglen. Cortesia dell'artista e di Pace Gallery
Federico Florian |  | LONDRA

Dopo la lunga pausa imposta dal lockdown, Pace Gallery riapre lo spazio di 6 Burlington Gardens con una mostra di nuovi lavori dell’artista americano Trevor Paglen. Noto soprattutto per le sue ricerche nell’ambito della sorveglianza di massa e per la documentazione di basi militari segrete su territorio globale, negli ultimi anni Paglen (che a ottobre terrà una mostra anche alle Ogr di Torino) ha virato la propria riflessione sull’analisi degli strumenti di computazione e dei software digitali sviluppati per raccogliere e interpretare i dati di milioni di utenti.

Per il progetto espositivo da Pace (dal 10 settembre al 10 novembre), l’artista si è ispirato al genere storico artistico della «vanitas», ma anziché nature morte punteggiate di teschi il visitatore potrà contemplare grandi fotografie che ritraggono formazioni floreali così come sono state concettualizzate da specifici algoritmi visuali e programmi di AI. Questi lavori, più che un memento mori come nelle pitture rinascimentali, rivelano un diverso genere di ammonimento: che un paesaggio costruito da un software è più reale della natura stessa.

«La visione e l’intelligenza artificiali sono onnipresenti. Le opere in mostra cercano di offrire un’idea dei meccanismi di funzionamento di quelle piattaforme che tracciano i volti, la natura e i comportamenti dell’uomo», dichiara l’artista. E continua: «Mi interessa rivelare come i sistemi elaborati per addestrare i programmi di intelligenza artificiale riflettano forme di razzismo, patriarchia e divisioni di classe che caratterizzano la nostra società».

Tra gli altri lavori esposti da Pace, disegni e dipinti prodotti a partire dalle semplificazioni matematiche operate da alcuni algoritmi. Uno di questi (dalla serie «Humans») raccoglie migliaia di immagini di persone al volante, identificate da sistemi di intelligenza artificiale come «autisti distratti»: un catalogo visuale creato dalla compagnia di assicurazione State Farm per adattare l’ammontare del premio in tempo reale, a seconda della «natura» del soggetto assicurato.

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Federico Florian