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Di nuovo con i piedi per terra

Charlotte Burns

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Alle aste di arte impressionista, moderna e contemporanea «è come se la gente si fosse risvegliata dopo vent’anni di abbuffata» 

La serie di sette aste serali di arte contemporanea, impressionista e moderna tenutesi in soli nove giorni ha finalmente riportato il mercato dell’arte newyorkese di novembre con i piedi per terra. È tornato il buon senso, con i collezionisti che hanno dimostrato una crescente consapevolezza delle differenze tra il grande, l’ordinario e ciò che è veramente brutto. 

Se ancora molto denaro viene iniettato nel sistema, come dimostrano i numerosi record e i più di 2,3 miliardi di dollari spesi nelle varie aste, il numero di lotti rimasti invenduti e di quelli ceduti al di sotto delle stime suggerisce che, dopo anni di crescita a rotta di collo, il mercato sembra stia raggiungendo un punto di equilibrio. 

«È quasi come se la gente si fosse finalmente risvegliata dopo vent’anni di abbuffata», dichiara Andrew Fabricant, un socio della galleria Richard Gray. «Il mercato ha cominciato a riscaldarsi nel 1995 e, con l’eccezione del 2008, questa è la prima stagione di aste in cui la gente è sembrata rendersi conto che si deve applicare una certa dose di razionalità. I prezzi erano stati spinti a livelli così ridicoli che ci si doveva svegliare». 

Dopo anni passati a esaltare la stabilità dell’arte rispetto ai mercati azionari o bancari, le case d’asta usano ora argomenti diversi. Brett Gorvy, chairman e responsabile internazionale per l’arte del dopoguerra e contemporanea da Christie’s, ha attribuito i contrastanti risultati della loro vendita «The Artist’s Muse» del 9 novembre alle «turbolenze nel mercato azionario». Intanto, il direttore generale di Sotheby’s Tad Smith ha detto il mese scorso agli analisti durante una relazione sui guadagni che i compratori sono stati più «sensibili alle incertezze macroeconomiche».

Il rallentamento potrebbe essere collegato piuttosto alla diminuzione del numero di nuovi compratori, e al fatto che quelli rimasti stanno maturando nei loro gusti e atteggiamenti. I collezionisti cominciano sempre più a capire che il gran numero di opere in vendita consente loro di essere più selettivi. I compratori hanno dato la caccia alle opere per la loro importanza, rarità o valore di «trofeo» (purché fossero in buone condizioni), ma si sono tirati indietro di fronte all’avidità delle case d’asta, snobbando opere ordinarie quotate in modo troppo aggressivo. 

«Ci si è trovati tutti d’accordo sul fatto che il mercato sia diventato eccessivo. Ora i compratori stanno mostrando di non voler essere ingannati», dice Thomas Seydoux, ex chairman internazionale del dipartimento di arte impressionista e moderna di Christie’s, tra i fondatori della società di mercanti Connery, Pissarro, Seydoux nel 2012. 

«Il mercato oggi ha raggiunto un equilibrio ed è più sereno. La gente sta facendo un piccolo passo indietro per lasciarlo respirare di nuovo. Non significa che siamo in presenza di una recessione e non è un segnale di debolezza. È al contrario molto in salute», dice Seydoux. «In questa stagione il mercato ci ha impartito una lezione “morbida”». Alcuni tra i lotti principali avrebbero facilmente potuto rimanere invenduti dato che per essi la concorrenza era leggera, aggiunge.

Charlotte Burns, 07 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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