Marco Bussagli, Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliDal 25 maggio i Musei Vaticani si sono arricchiti di due nuovi ambienti, posti al termine del percorso che comprende la Cappella Sistina: la Sala delle Ceramiche e la Spezieria di Santa Cecilia in Trastevere. Nel primo ambiente, oggetto di un moderno intervento allestitivo atto ad ospitare la raccolta vaticana di ceramiche medievali e moderne, si possono ammirare tanto maioliche quattro o cinquecentesche, che decoravano l’Appartamento Borgia di papa Alessandro VI e le Logge vaticane di Raffaello, quanto i 34 piatti policromi istoriati della Collezione Carpegna, realizzati per lo più nel Cinquecento da botteghe di Urbino, Pesaro e Deruta. I soggetti sono tratti dal mito, dalle epopee omeriche o dalla saggezza antica, come l’allegoria «Veritas filia temporis».
La Spezieria di Santa Cecilia in Trastevere è invece quella fondata all’inizio del Seicento dal cardinale Sfondrati, e da allora gestita dalle Benedettine dell’adiacente Basilica omonima fino al 1936, quando papa Pio XI decise di trasferirla in Vaticano. Alcuni degli antichi vasi contengono ancora residui di ingredienti medicamentosi, a testimonianza di una storia interrotta nella sua piena vitalità, e ora musealizzata. Ne parliamo con Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani.
Dottoressa Jatta, quali sono state le ragioni che hanno spinto a questo recupero?
Prima di tutto, quella Vaticana è una collezione importante che racconta mille anni di ceramografia italiana, ormai da decenni oggetto di studio con il professor Otto Mazzuccato (iniziatore degli studi sulla ceramica medievale, Ndr). All’indomani della sua scomparsa, ha preso il testimone Luca Pesante che, dopo aver ripreso il suo manoscritto, ha aggiornato la bibliografia e gli studi, ampliando il panorama con le nuove acquisizioni che nel corso del tempo sono avvenute. Dunque, è naturale (e fondamentale) che ci si sia misurati con questo progetto. È parte della nostra missione: la ricerca, lo studio e poi la condivisione attraverso l’esposizione e la pubblicazione. L’apertura di questa esposizione era prevista prima della pandemia, che ha solo ritardato l’inaugurazione.
Oltre gli specialisti della ceramica, quali sono state le competenze coinvolte?
In primo luogo gli esperti di spezierie, con i quali stiamo dialogando in vista della realizzazione dell’apposito catalogo. Per il catalogo appena pubblicato sulle ceramiche abbiamo coinvolto non solo esperti a vari livelli, dal momento che si tratta di mille anni di ceramica italiana, ma soprattutto molti nostri restauratori, specialisti dei metalli e delle ceramiche che hanno fatto un lavoro straordinario.
Chi ha gestito i lavori?
La cosa importante da dire è che sono collezioni che fino al 1999 erano parte della Biblioteca Apostolica Vaticana. Con il Rescritto Papale di quell’anno sono passate in gestione ai Musei Vaticani. Tra i diversi curatori che se ne sono occupati ci sono l’amico e compianto Guido Cornini, poi Maria Serlupi Crescenzi e attualmente è Claudia Lega che, insieme a Luca Pesante, ha portato a compimento il progetto.
Come si potranno visitare i nuovi spazi?
Naturalmente, la Spezieria farà parte del percorso museale. Lasceremo aperta la meravigliosa porta medicea intagliata, in uscita dalla Cappella Sistina, con una corda di dissuasione. Il materiale esposto è molto delicato e prezioso: sarà quindi possibile solo entrare a gruppi ristretti e a seguito di una richiesta specifica… però, si potrà finalmente vedere.
Sono previsti strumenti didattici multimediali?
All’interno della sala espositiva assolutamente no, ma nel nostro sito web c’è una photo gallery e ci sarà probabilmente anche un tour virtuale al quale stiamo lavorando, ma non in loco. Come del resto accade in tutti i nostri reparti.