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Poussin riconvertito

Parigi. Da quando, nel 1966, fu pubblicata la magistrale monografia di Anthony Blunt The Paintings of Nicolas Poussin: a Critical Catalogue, l’idea comunemente condivisa sulle convinzioni religiose dell’artista francese, sia personali sia espresse nei suoi quadri, è stata quella di un uomo ai margini della fede cattolica romana. Più uno stoico che un cristiano, intellettualmente libertino, non un «catholique convainçu». In anni recenti tuttavia, questa ortodossia «di sinistra», decretata come infallibile da Jacques Thuillier nel ponderoso catalogo della mostra di Poussin al Louvre del 1994, è stata messa in discussione dagli studiosi, tra cui lo storico Marc Fumaroli, il quale ha dimostrato non solo che l’artista era un cattolico romano ortodosso, ma che Blunt, all’epoca un’ex spia comunista, aveva eliminato le prove del debito del pittore nei confronti dei gesuiti, un fatto non accettabile dal programma ateo del comunismo. La ricerca dei revisionisti è ora esemplificata nella mostra «Poussin e Dio», allestita al Louvre dal 2 aprile al 29 giugno, a cura di Nicolas Milovanovic, uno dei curatori del museo, e Mickael Szanto della Sorbona. Con il supporto finanziario dell’Eni, sono stati riuniti 63 dipinti e 34 disegni disposti in 7 sezioni: il cattolicesimo romano di Poussin, i dipinti della Sacra Famiglia, i mecenati «croyants» e amici del pittore, il suo privilegiare la provvidenza cristiana sul fato pagano, l’importanza che dava alla figura di Mosè, il valore della figura di Cristo, e i suoi paesaggi come manifestazione di Dio. Attraverso questi capitoli i curatori affrontano vari temi dell’opera di Poussin: il contesto della Controriforma, l’originalità del suo mix tra tradizioni pagane e cristiane e l’importanza di Cristo, spesso ritratto in scene dell’Antico Testamento. Poussin è un artista difficile da capire, talvolta anche da guardare. Molti hanno cercato delle chiavi per decrittare il suo messaggio: la filosofia (Blunt), l’amore (Thuillier), la poesia (lo storico Alain Mérot) e l’amicizia (gli storici Elizabeth Cropper e Charles Dempsey). Questa mostra ne offre un’altra, ma nessuna è sufficiente. Poussin è come un’eucarestia: per quanto spesso la si faccia non basta mai. Contemporaneamente il Louvre presenta anche la rassegna «La fabbrica di immagini di santi: Roma-Parigi, 1580-1660», che attraverso 85 pezzi tra dipinti, sculture e opere su carta offre la cornice contestuale per la mostra dedicata a Poussin. In questo caso l’accento è posto sulle differenze tra l’arte della Controriforma romana, trionfalistica e teatrale, e la sua guardinga e limitata versione francese. La devozione cattolica al Santissimo Sacramento è il comune denominatore delle due tradizioni.


Donald Lee, 31 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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Poussin riconvertito | Donald Lee

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