Hannah McGivern
Leggi i suoi articoliIl Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale il 21 gennaio ha presentato il recupero di uno sbalorditivo numero di antichità. Valutato in 50 milioni di euro dai Carabinieri, è stato salutato come «il più importante recupero di oggetti d’arte» nella storia dell’Arma.
L’annuncio concludeva l’«Operazione Teseo», 14 anni di indagini sulla rete di trafficanti presumibilmente gestita dal mercante siciliano con sede a Basilea Gianfranco Becchina. Più di 5mila oggetti antichi (ceramiche greche, statue votive, affreschi e armature in bronzo) scavati illegalmente in siti di Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria sono stati sequestrati in cinque depositi e restituiti all’Italia, in collaborazione con le autorità svizzere. L’inchiesta ha svelato l’elaborato sistema attraverso cui i manufatti venivano scavati da tombaroli nel Sud Italia, ricevuti e restaurati in Svizzera e, con falsi documenti di provenienza, venduti da intermediari a collezionisti, mercanti e musei.
Nel 2012, la Corte di Cassazione italiana ha emesso un ordine di restituzione all’Italia dei beni sequestrati, ma le accuse nei confronti di Becchina erano intanto cadute in prescrizione. A parte i vaghi progetti annunciati dal ministro Franceschini, di distribuire i manufatti tra i musei regionali, il futuro del tesoro resta ancora incerto. «The Art Newspaper» ha consultato specialisti di antichità per stimare il valore degli oggetti recuperati. Abbiamo chiesto loro di identificare i pezzi che, per la loro rarità o eccezionale qualità, sono da considerarsi di livello museale e altri che sono più comuni e già rappresentati nei musei archeologici. È importante notare come non ci siano dettagli storici precisi su nessuno degli oggetti, data la loro comune provenienza da scavi clandestini. Le stime, basate sui prezzi di oggetti simili con una storia di proprietà certa e legale, pongono il totale per i 5mila pezzi prossimo ai 15 milioni di euro. Piuttosto che esercitare maggiori pressioni su istituzioni a corto di finanziamenti e ormai ridotte al lumicino perché cataloghino e immagazzinino questi oggetti orfani, suggeriamo al Governo Italiano di venderne alcuni a vantaggio della conservazione del suo patrimonio archeologico.
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