Hannah McGivern
Leggi i suoi articoli«Una vera opera ha il potere di mettere in moto l’immaginazione, anche se ci vuole del tempo», dichiarò l’artista cubano Wifredo Lam (1902-82). Nel caso della gouache su carta «La giungla» (1943) ci sono voluti trent’anni perché il MoMA di New York la «promuovesse» da un corridoio al piano terra vicino alla toilette alle gallerie permanenti. «Ora non è distante da “Les Demoiselles d’Avignon”», afferma Catherine David, vicedirettore del Centre Pompidou di Parigi, dove l’opera sarà esposta dal 30 settembre al 15 febbraio 2016 in una retrospettiva dedicata a Lam.
Curata dalla stessa David, la rassegna espone 400 opere tra dipinti, disegni, grafica e documenti. Lam è stato «senza alcun dubbio uno dei grandi modernisti», spiega la curatrice, ma le interpretazioni della sua opera hanno sempre e ingiustificatamente sottolineato le sue connessioni con le avanguardie europee. «Ora l’obiettivo è quello di cancellare per lui l’etichetta di “seguace di Picasso”, e considerare la complessità del suo lavoro e le sue relazioni con il mondo». L’allestimento in ordine cronologico della mostra ripercorre i drammatici spostamenti della famiglia di Lam. Nato da padre cinese e madre afrocubana nel 1902, l’anno in cui Cuba conquistò l’indipendenza, vinse una borsa di studio per studiare arte in Spagna, dove rimase per 14 anni, combattendo sul fronte dei repubblicani durante la guerra civile.
Qui lasciò centinaia di tele quando, nel 1938, si trasferì a Parigi con una lettera di presentazione di Picasso. «Una delle sorprese è la ricomparsa di questa parte di lavoro spagnolo dopo la sua morte», afferma la David. Nel breve ma decisivo periodo a Parigi e Marsiglia Lam realizzò le illustrazioni per il poema Fata Morgana di André Breton, creature mostruose e ibride che diedero forma alla successiva iconografia delle sue opere più mature, come «La giungla», dipinta due anni dopo il ritorno a Cuba, durante la seconda guerra mondiale. La mostra dà spazio anche a un ambito meno noto dell’arte di Lam, ossia la grafica a stampa, sua tecnica d’elezione dalla fine degli anni Sessanta alla morte.
L’ultima sezione propone libri realizzati con poeti e scrittori, tra cui il manoscritto A la santé du serpent (1951-52) di René Char, un raro prestito dalla Bibliothèque Nationale de France che non sarà esposto alle tappe di Madrid (Centro de Arte Reina Sofía) e Londra (Tate Modern) dove la mostra si trasferirà nel corso del 2016.
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