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Camilla Sordi
Leggi i suoi articoliNon è stata una singola aggiudicazione a definire l’atmosfera della serata, ma piuttosto la percezione diffusa di un mercato che, quasi all’improvviso, ricomincia a muoversi con decisione. Solo in un secondo momento ci si rende conto che il punto di svolta porta il nome di Frida Kahlo: la sua tela del 1940, «El sueño (La cama)», raggiunge i 54,7 milioni di dollari e stabilisce un duplice primato: record personale dell’artista e cifra più alta mai spuntata da un’opera di un’artista donna in un’asta pubblica. Viene così superata la storica aggiudicazione di «Jimson Weed/White Flower No. 1» (1932) di Georgia O’Keeffe, venduta da Sotheby’s nel 2014 per 44,4 milioni.
La forza visionaria del dipinto nasce dall’intreccio drammatico che segnò la vita dell’artista in quell’anno: la perdita di Trotzki, il divorzio e il successivo riavvicinamento con Diego Rivera. La scena mostra l’artista sdraiata su un letto sospeso nel vuoto, avvolta da rampicanti e sotto la minaccia di uno scheletro armato di dinamite. Non c’è distanza tra vita e morte: il sonno diventa un territorio instabile, un ponte che non assicura alcun ritorno. Kahlo – che amava ripetere di non dipingere sogni ma la propria realtà – sembra qui condensare dolore e lucidità in un’unica immagine feroce. Rimasta nella stessa collezione privata per 45 anni, dopo essere stata acquistata nel 1980 per 51 mila dollari, l’opera è tornata sul mercato come un’apparizione attesa e immediatamente contesa da due collezionisti in una gara serrata durata cinque minuti.
Il trionfo di Kahlo ha dato il tono a una serata già impostata su un registro solido. La sessione surrealista Exquisite Corpus ha totalizzato 98,1 milioni di dollari, collocandosi nella parte alta delle stime. Tutti i lotti sono stati venduti e il 67% ha superato le previsioni. Un risultato che mancava da tempo e che, per quanto atteso, non era affatto scontato. Tra gli esiti più significativi spiccano «Symbiose de la tête aux coquillages» di Salvador Dalí, che raggiunge 4,2 milioni; «La Machine à écrire» di Óscar Domínguez, che più che raddoppia la stima alta con 3,7 milioni; «Composition» di Paul Delvaux, aggiudicata a 3,6 milioni; e il nuovo record di Dorothea Tanning con «Interior with Sudden Joy», salita a 3,2 milioni dai precedenti 2,3.
Pur in un contesto brillante, la presenza della tela di Kahlo resta l’elemento catalizzatore. Dopo decenni di assenza dal mercato, la sua vendita sancisce ora un punto di svolta che si riflette sull’intero comparto. A stretto giro dalle aggiudicazioni straordinarie delle collezioni Leonard A. Lauder e Cindy e Jay Pritzker – con il record di Gustav Klimt, i cui 236,36 milioni per «Ritratto di Elisabeth Lederer» (1914) lo collocano al secondo posto assoluto nella storia delle vendite, e con Vincent van Gogh oltre i 62 milioni grazie a «Piles de romans parisiens et roses dans une verre» – l’exploit di Kahlo conferma la ripresa del segmento. Il totale settimanale di Sotheby’s arriva così a 1,1 miliardi di dollari, facendo apparire i tre anni precedenti come un’ombra ormai distante.
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Come spesso accade, il progetto è destinato a consolidare ulteriormente la posizione di un artista la cui domanda internazionale non mostra segni di rallentamento
