Erede di una tra le più antiche e illustri famiglie liguri, quei Fieschi conti di Lavagna, tra i cui discendenti si annoverano personalità religiose (prima tra tutte santa Caterina), ma anche patrioti, mecenati e benefattori, Giannetto Fieschi (1921-2010), che Genova nel centenario della sua nascita si appresta a ricordare con un’articolata programmazione espositiva, ha sovente introdotto, nell’ambito della sua ricerca pittorica, un profondo e intenso confronto con i temi religiosi e del sacro.
Non è quindi un caso che la prima tappa del progetto «Giannetto Fieschi. Un’Esposizione Antologica» abbia inaugurato al Museo Diocesano con la mostra, curata da Andrea Del Guercio, «Giannetto Fieschi. Dentro al Sacro» (visitabile fino al 26 febbraio). In stretto dialogo con le collezioni del museo, venti grandi dipinti ispirati ai formati e alla concezione estetica e religiosa delle pale d’altare e diverse prove grafiche (Fieschi ha insegnato Tecniche dell’incisione all’Accademia Ligustica) presentano un’ampia gamma di temi sacri: dalle figure dei santi (santa Lucia e santa Caterina) alle stazioni della Via Crucis.
Sovvertendo, in una lirica dimensione atemporale, ogni rigida sovrastruttura cronologica, queste opere propongono dunque una riflessione sul patrimonio iconografico generato dalla secolare storia della chiesa, ma anche un’analisi introspettiva su quanto tale eredità culturale abbia influenzato e continui a condizionare la nostra esistenza.
Fieschi, artista di respiro internazionale, come confermato dalle sue significative esperienze all’estero, declinò questo personale processo di rielaborazione e introiezione di soggetti e temi sacri attraverso le tensioni di una deformante pittura espressionista che, dopo la breve fase di sperimentazione linguistica di matrice pop, elaborata alla fine degli anni Cinquanta in occasione dei suoi soggiorni negli Stati Uniti, ha finito per costituire la sua più nota e riconoscibile cifra stilistica.