«Hanno affinato le tradizioni del Modernismo portandole a un’essenziale semplicità e hanno trasformato i materiali e le superfici attraverso l’esplorazione di nuove tecniche e trattamenti». Così la critica Ada Louise Huxtable ha descritto la pratica di uno fra gli studi più celebrati nella scena dell’architettura internazionale: Herzog & de Meuron. Allievi di Aldo Rossi e vincitori del Pritzker Prize nel 2001, le archistar svizzere Jacques Herzog e Pierre de Meuron fondarono il loro studio a Basilea nel 1978. La fama globale giunse alla fine degli anni Novanta, quando ai due architetti fu affidato il progetto di riconversione dell’ex centrale elettrica sulla riva sud del Tamigi in uno dei musei più iconici di tutta Europa: la Tate Modern di Londra. Da allora la loro visione architettonica ha dato vita non solo a musei o spazi culturali (come l’M+ di Hong Kong e l’Elbphilharmonie di Amburgo), ma anche a ospedali, stadi, università ed edifici privati.
Dal 14 luglio al 15 ottobre, la Royal Academy of Arts ospita un’esposizione dedicata al lavoro e alla pratica dei due architetti svizzeri. La mostra, il loro primo progetto espositivo nella capitale britannica in vent’anni, è strutturata in tre spazi. La stanza che apre il percorso porta da Basilea a Mayfair una porzione del Kabinett di Herzog & de Meuron, un deposito e uno spazio di ricerca. Esposti su scaffali e vetrinette oltre 400 oggetti fra modellini, materiali, stampe e filmati, tutte tracce di progetti passati; l’installazione è accompagnata da sei grandi fotografie del tedesco Thomas Ruff, con cui i due architetti collaborano da anni.
Se nella seconda sala un nuovo film di Bêka & Lemoine rivela il dietro le quinte del progetto della Rehab Clinic di Basilea, la terza e ultima sezione è dedicata all’architettura ospedaliera, in particolare a un edificio attualmente in costruzione: il Kinderspital di Zurigo. Qui, coadiuvati dalla realtà aumentata, i visitatori possono esplorare una riproduzione 1:1 di una sala d’attesa dell’ospedale.