Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliIl Parco Archeologico del Colosseo, diretto da Alfonsina Russo, apre al pubblico un nuovo settore della Domus Aurea. Fatta edificare da Nerone nei siti devastati dal rogo che nel 64 d.C. distrusse interi quartieri di Roma, della «casa finalmente degna di un uomo», secondo le parole del megalomane imperatore amante delle arti, rimane ben poco, e quasi tutto concentrato sulle pendici del Colle Oppio, presso il Colosseo, peraltro obliterato dalle sovracostruite Terme di Traiano.
La Domus Aurea che riapre ora al pubblico è quindi corrispettiva al settore occidentale di questi residui, tanto pochi in rapporto all’originario insieme, quanto di vasta e a volte sconcertante monumentalità. Per non dire della qualità artistica dell’ornamentazione pittorica. Ora, si potranno apprezzare la Sala della Volta delle Civette e la Sala della Volta Gialla, che conserva la firma di uno dei primi scopritori, a fine Quattrocento, delle visionarie raffigurazioni murali, passate alla storia come «grottesche», proprio perché tali vani, ancora parzialmente ricolmi di terra, facevano pensare a grandi e umide grotte. Con intento derisorio e goliardico, alla firma incisa dal Pinturicchio un’anonima mano (che non si sa se amica o nemica) fece seguire la scritta «sodomito».
Il nuovo percorso che attraversa il settore occidentale permetterà ora ai visitatori di assistere, grazie alla modalità di «cantiere aperto», alle attività di restauro di importanti porzioni di pittura romana, secondo la tradizione realizzate dall’artista Fabullo. Ad accogliere i turisti, la scultura del I-II secolo d.C. «Ninfa con pantera», proveniente dagli Uffizi. Entrata nelle collezioni medicee a metà Cinquecento e proveniente probabilmente da Roma, Vasari la scorse nella Sala delle Nicchie di Palazzo Pitti. Soggetto e fattezze del marmo richiamano, come fatto notare dal direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde, il mondo tolemaico-alessandrino caro all’imperatore Nerone. Uomo (come tanti) divorato dal suo stesso potere, ebbe il merito di dar vita, in pochi anni, a una delle meraviglie del mondo, anche se, per la sua precoce morte, a 28 anni, non ebbe la gioia di vederla terminata.
Altri articoli dell'autore
Villa d’Este ripercorre le principali tappe del secolo scorso attraverso il colore madre di Tivoli, per la cromia delle cave di travertino e i riflessi delle acque albule, nonché protagonista delle tavolozze di alcuni maestri contemporanei. Nume tutelare della mostra è Malevic
Provengono dalla Collezione Koelliker 45 opere dello scultore barocco e di allievi, collaboratori e seguaci riunite al Palazzo Chigi di Ariccia
La mostra a Palazzo Barberini mette in evidenza la rete delle relazioni, umane e professionali, di un pittore tanto classico quanto proteiforme
Nella Galleria Anna Marra sono allestiti oggetti e atteggiamenti della società contemporanea che il duo campano reinterpreta usando la cartapesta, un rifiuto al quale conferisce nuova funzione artistica