Se l’esempio del Whitney Museum ci insegna qualcosa (lasciata la sede di Marcel Breuer ha riaperto nel maggio 2015 nel nuovo edificio di Renzo Piano) è che spostarsi downtown può fare grandi cose per l’identità e il pubblico di un museo. Quel che è certo l’International Center of Photography (Icp) sta scommettendo su questo. Il centro, che è stato chiuso per un anno e mezzo, prevede di riaprire i battenti il 23 giugno sulla Bowery Street, in uno spazio al pianterreno acquistato per la cifra di 23,5 milioni di dollari. 

La nuova sede ha all’incirca lo stesso spazio espositivo della precedente sede del museo situata a midtown presso Bryant Park (dove la sua scuola di fotografia resterà almeno fino al 2018), ma offre un accesso facilitato al pubblico in un’area più favorevole all’arte. Si trova quasi di fronte al New Museum (con cui avrà biglietteria in comune) e vicino al Tenement Museum, dedicato all’immigrazione in città, e a decine di gallerie d’arte. Charlotte Cotton, curatrice residente, si aspetta «molte attività di interscambio». 

La fotografia ha fatto molta strada da quando Cornell Capa, fratello del fotografo di guerra Robert Capa, fondò l’International Center of Photography nel 1974, per richiamare l’attenzione su quel tipo di fotografia di reportage socialmente impegnata, spesso sottovalutata dai musei. L’esposizione inaugurale del nuovo Icp, «Public, Private, Secret» (fino a gennaio 2017), affronta i temi della condivisione e della sorveglianza nell’era digitale. L’esposizione include pezzi storici come le prime foto segnaletiche e la carte de visite dell’abolizionista Sojourner Truth risalente al XIX secolo, oltre a video di artisti contemporanei come Martine Syms e Jon Rafman e foto postate in tempo reale sui social media.

Intanto il vicino New Museum ha lanciato una raccolta fondi da 80 milioni di dollari per un ampliamento in occasione dei suoi primi 40 anni, oltre che del decennale della torreggiante sede bianca sulla Bowery che si festeggerà il prossimo anno.